Miele: «Non sono perfetta e mi piace farlo vedere alla gente»
Aspettando Sanremo con Miele, la cantante ci racconta in due righe chi è Manuela Paruzzo
Manuele Paruzzo in arte Miele è una degli otto concorrenti in gara al prossimo Festival della Canzone Italiana nella categorie Nuove Proposte. Il suo biglietto da visita per il palco dell’Ariston è il singolo “Mentre ti parlo”, pezzo che ritroveremo nel suo album “Occhi” in uscita proprio nei giorni del Festival. Classe 1989 di Caltanissetta, trapiantata a Milano dalla sua passione per la musica, Miele ci racconta come si vive aspettando il Festival e quanto non potrebbe mai rinunciare ad un bel piattone di spaghetti.
Ciao Manuela! Come sono le giornate prefestival?
Un delirio! Ansia e adrenalina si sentono di più. La prima prova a Roma con l’orchestra è stata come vivere un incantesimo. Sentire un’intera orchestra suonare il brano che hai scritto è stata un’esperienza fantastica. Al di là della televisione e di tutto quanto sarà uno dei momenti che mi porterò dietro con più gioia.
Come vivi la competizione? Tra i concorrenti c’è anche un tuo amico.
Si io e Alessandro Mahmood ci conosciamo ormai da quattro anni. È una storia particolare, ci siamo conosciuti sul tram il giorno prima di ritrovarci nella stessa scuola di musica e da li è nata un’amicizia. Abbiamo condiviso lezioni, canzoni ma anche raffreddori e virus vari! Poi è arrivato il concorso Area Sanremo e vincerlo entrambi è stato il massimo che uno possa desiderare.
E gli altri concorrenti?
Sono tutti molto forti. Ho dei favoriti come naturalmente Alessandro ma anche Ermal Meta. Il suo brano è semplice ma originale e mi rivedo molto nella storia che sta narrando; è un tipo carismatico, devo dire che mi piace molto. Vivo bene la competizione, è vero che è una gara e non siamo certo una squadra ma mi piace mettermi in gioco ed entrare in contatto con nuovi mondi e percorsi musicali, ti fa crescere come persona e come artista.
Hai sempre voluto fare la cantante?
Da piccola facevo scuola di canto ma la vivevo come un gioco; ero una persona abbastanza attiva (con l’accento sul da piccola) ed oltre al canto c’erano anche danza e pallavolo. Poi ho avuto l’occasione di esibirmi al festival di Caltanissetta con un’orchestra dal vivo e ho conosciuto questi ragazzi che vivevano di musica. “Cavolo!” – ho pensato con un pizzico di sana invidia “anche io voglio sentirmi musicista!”. Poi da li la decisione di andare a Milano per studiare al CPM Centro Professione Musica di Franco Mussida. Li ho incontrato maestri veramente in gamba, con cui tuttora collaboro, tra i quali il mio maestro di pianoforte Giuliano Lecis ad Andrea Rodini coautore assieme a me di molti brani del disco. Tra noi si è instaurato un rapporto umano straordinario fatto di amicizia e collaborazione professionale.
Come scrivi le canzoni?
In parte questo è ancora un mistero, lo faccio per necessità e non ho una regola. A volte inizio dal testo, altre parto dal pianoforte improvvisando durante la mia ora di studio. Musica e parole viaggiano simultanee e sempre istintive.
Se non fossi Miele chi saresti?
Ultimamente mi chiedo spesso cosa farei se un giorno perdessi la voce e non potessi più cantare. Penso che proverei a fare in modo che la musica diventi parte integrante della mia vita cercando una voce che parli al posto mio. Non saprei immaginarmi in un altro mondo.
Che rapporto hai con chi è rimasto a Caltanissetta?
Ho sempre voluto circondarmi di persone intraprendenti. Ho molti amici che fanno i musicisti e che hanno raggiunto risultati pazzeschi senza mai spostarsi dalla Sicilia. Ho anche amici che lavorano in altri settori ma tutte persone che hanno l’esigenza di lavorare con passione. Ho amici medici, veterinari, amici che voglio uscire dall’Italia ma per poi tornare a casa con qualcosa in più da investire nel nostro paese.
Ti alleni molto?
Non si smette mai di imparare e di studiare, ultimamente mi sto dedicando molto al pianoforte. Mi impegno a concedermi almeno un’oretta al giorno tutta per me. Stare con me stessa assieme al pianoforte è un momento di grande sfogo.
Nel tuo singolo parli di emancipazione, non solo dai genitori ma un concetto più raffinato e facile da banalizzare.
Il mio è un tema legato all’identità. Emancipazione come ricerca di definizione della personalità. Le domande che mi pongo sono chi sono e dove vado? L’emancipazione di cui parlo è quella da chi cerca di disorientarti e da chi ti intimorisce. È l’essere forti e liberi e camminare con le proprie gambe.
C’è un momento della creazione del disco che ricordi con affetto?
Due brani del disco “Gli occhi per vedere” e “Parole al vento” sono stati registrati in live. Mi ha accompagnata al pianoforte il mio insegnante Giuliano Lecis; ricordo che eravamo in due stanze totalmente separate e non potevamo vederci. Mi ha sbalordito e commosso la sincronia con cui siamo riusciti a cantare e suonare assieme, l’ho preso come un segno di grande empatia e simpatia tra noi.
Cosa ti piace e cosa invece cambieresti del tuo carattere?
Sono spontanea e non ho paura di sbagliare, non sono perfetta e mi piace farlo vedere alla gente, mi piace metterla a proprio agio. Non mi piace quando la timidezza prende il sopravvento soprattutto se non riesco a dire quello che penso perché diventa un freno.
Il tuo cibo preferito?
Un bel piatto di spaghetti al sugo! O anche il parmigiano con gli spaghetti! L’unica cosa che non mi piaceva era la maionese ma mi ci sto abituando.
Canzone sotto la doccia?
“Grande figlio di puttana” che è una cover contenuta nel mio album.
Libro più bello letto ultimamente?
“Narciso e Bocca d’Oro”.
Materia preferita a scuola?
Filosofia.
Film preferito?
Queste sono domande in cui non mi viene mai un cavolo! Mi è piaciuto moltissimo “Dieci inverni” di Valerio Mieli. Se si parla di serie ho amato moltissimo “Breaking Bad”.
Ma perché il nome Miele?
Non avevo mai pensato a dover cambiare nome, ma iscritta ad Area Sanremo dovevo indicare un nome d’arte. Manuela Maria Chiara Paruzzo è molto lungo da dire. Miele mi è venuto d’ istinto, avevo paura all’inizio che fosse incoerente con il mio modo di essere e di pensare ma poi ha iniziato a quadrare! Tutti mi dicono dolce come il miele però il miele è anche denso e ha un sapore forte come il mio approccio alla musica, ho una timbrica e una personalità forte e quando canto tutta la timidezza se ne va. Solo in un secondo momento mi sono accorta che il nome di mio padre contenesse proprio la parola miele e il mio singolo “Mentre ti parlo” è molto legato a lui.
Cosa fai quando non canti, non suoni e non sei all’Ariston?
Mi piace molto camminare, ero anche una scout! A prescindere da Sanremo questa vita è sempre di corsa e camminare per me è un momento per stare con se stessi.
Qualcosa a cui non potresti mai rinunciare?
Il cibo!
Ultima cosa, ma Carlo conti com’è?
Non ho avuto modo di conoscerlo bene ma per quei pochi momenti mi è sembrato molto gentile e simpatico, vi posso dare qualche altro retroscena più avanti!