Tredici canzoni urgenti. L’ultima allarmante opera di Vinicio Capossela

È uscito il 21 aprile “Tredici canzoni urgenti”, ultimo album di Vinicio Capossela. Come il titolo stesso suggerisce, sono brani che bruciano e che sembrano fuggiti ancora caldi dalla penna del cantautore italiano.
L’album presenta subito una forte matrice di impegno sociale e sembra quasi un manifesto di intenti per rispondere e denunciare le impellenti urgenze dei nostri giorni.
Urgenti non sono solo le canzoni ma anche la nascita del disco stesso e la sua presentazione, avvenuta lo scorso 20 aprile all’auditorium Sala Verdi del Conservatorio di Milano con la partecipazione straordinaria di tutti i musicisti che hanno preso parte al progetto. La promozione dello stesso avverrà nei prossimi mesi, seguendo un tour di “Concerti urgenti” in giro per l’Italia.

Canzoni per l’adesso
Così si legge sul sito dell’artista: “Tredici nuove canzoni scritte fra febbraio e giugno del 2022 e registrate nei mesi a seguire come diretta conseguenza del momento storico che stiamo vivendo. Canzoni che, come bene anticipa il titolo di questo lavoro, nascono dalla necessità di affrontare e confrontarsi con le problematiche più stringenti che affollano un mondo ormai supino, sprofondato sul divano. Un mondo in cui ogni cosa, compresa l’emozione, è stata domiciliarizzata e su cui si va abbattendo la peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario di avvelenamento, di semplificazione, di inflazione, di vanificazione di ogni sforzo “culturale” (argomento ben anticipato dalla prima delle canzoni urgenti, La crociata dei bambini, un brano contro tutte le guerre)“.
Il 24 febbraio 2023, a un anno esatto dall’invasione russa dell’Ucraina, l’album è stato anticipato dal singolo La crociata dei bambini, il cui titolo e contenuto sono un chiaro riferimento a La crociata dei ragazzi, poema del 1942 di Bertolt Brecht, incentrato sugli orrori della guerra.
La parte del torto
Ispirata a una delle più celebri frasi di Bertolt Brecht: “Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati”, è La parte del torto il secondo singolo scelto per anticipare l’album e che maggiormente identifica lo stesso. Un’invettiva che non risparmia nessuno e che evidenza e sottolinea la perdita di identità politica che ha caratterizzato gli ultimi vent’anni. Una critica alle sedicenti etichette sociali, in primis al mondo radical chic e sinistroide che tanto si è gonfiato di vacue parole e finta cultura per scoppiare adesso come un bubbone. Ormai non ci sono più possibilità e non ci rimane che la parte del torto.
Di altre urgenze
Ma anche di altre urgenze sociali parla Vinicio, in Minorità, insieme alla celesta, al clarinetto e all’organo abilmente suonati da Enrico Gabrielli, in arte Der Maurer, canta la tragica situazione delle carceri e le falle del sistema penitenziario che non è in grado di rieducare e reinserire ma continua a “consumare” le vite di chi non è stato in grado di abbracciare la società. Una menzione speciale va di certo a La cattiva educazione, con la bravissima Margherita Vicario. Il brano pone l’attenzione sulla necessità di una nuova educazione sentimentale, sul concetto di amore sano che tutti dovremmo abbracciare in una relazione. Sulla falsa riga di Bella ciao sfilano tutti gli orrori di chi attua violenza nascondendosi dietro la parola amore, violentando il concetto stesso e l’oggetto di una passione malata che nulla ha di bene.
Un disco impegnato e impegnativo che in pochi passi ci lascia sorridere e in molti ci obbliga a riflettere amaramente. Vinicio Capossela è ancora una delle figure più eclettiche e avvincenti del cantautorato italiano e, anche se urgenti, le sue canzoni continuano a bruciare e scaldare gli animi giusti.