Stabilità e concentrazione sono le parole chiave per capire i Depeche Mode in Memento Mori

È uscito Memento Mori, il nuovo, quindicesimo, album dei Depeche Mode: andiamolo a scoprire ed analizzare assieme.

La rinascita dei Depeche Mode
Dopo soltanto tre mesi dalla morte di Andy Fletcher a soli sessant’anni, i “nuovi” Depeche Mode pubblicano la loro prima foto sui propri canali ufficiali senza uno dei suoi componenti storici, fondante per gli arrangiamenti e lo stile di sintetizzatori fornito alla band fin dagli esordi nel 1980. “Trovare stabilità in ciò che conosciamo e amiamo e concentrarci su ciò che dà significato e scopo alla vita” questo l’obiettivo del nuovo album Memento Mori, uscito per Columbia e registrato negli Stati Uniti tra Santa Barbara e Malibù. «Abbiamo cominciato a lavorare su questo progetto all’inizio della pandemia”, ha affermato Gore, “e i suoi temi sono stati direttamente ispirati a quel periodo. Dopo la morte di Fletch, abbiamo deciso di continuare perché siamo sicuri che questo è ciò che avrebbe voluto, e questo ha davvero dato al progetto un ulteriore livello di significato”. Un album, quindi, carico di responsabilità, che si apre con una mini-suite intitolata My Cosmos Is Mine che ci fa entrare entro una cornice buia e continua con Wagging Tongue che urla al mondo: “watching another angel die”.
La poetica dietro Memento Mori
Un album crudo, duro, forte emotivamente e sonoricamente parlando. Ghosts Again è il primo singolo pubblicato ed è, in piccolo, il percorso che compie anche tutto l’album: rappresenta, in effetti, un perfetto equilibrio tra malinconia e gioia, synth-pop mid tempo, con sonorità prettamente elettroniche. Da notare anche il video musicale che accompagna il singolo: diretto dallo storico collaboratore del gruppo Anton Corbijn e girato interamente in bianco e nero. Il filmato alterna scene di una partita a scacchi tra Gahan e Gore (omaggio al film Il settimo sigillo diretto da Ingmar Bergman) con altre in cui il duo esegue il brano in un cimitero. Non è un album facile, in cui è facile entrare e normale ascoltarlo più volte. Si tratta di un dolce colpo alle spalle, che si sente soltanto dopo un po’ di tempo che si è entrati nell’universo Memento Mori, progettato da Gahan-Gore.
Qualche consiglio d’ascolto
Ascoltare questo album in una giornata di sole è quanto di più antitetico possa esistere, ma funziona comunque. Anzi, forse è proprio l’obiettivo del “nuovo” duo, che si aspetta uno scatto logico e poetico in più dall’ascoltatore rispetto ai precedenti lavori.
C’è anche un po’ di Italia in questo nuovo progetto dei Depeche Mode: Davide Rossi si è occupato, infatti, dell’arrangiamento di tutti gli strumenti ad arco del disco e di suonare violino e violoncello. Si denota tantissimo il suo tocco in My Favourite Stranger ma anche in Speak To Me, azzeccatissimo brano di chiusura.
Nota negativa da sottolineare, probabilmente, è Soul With Me, una sorta di ballad pop mal riuscita e poco caratterizzante, di gran lunga inferiore agli altri undici brani del disco, che stona decisamente, soprattutto perché messa a metà della tracklist, in una posizione poco adatta e probabilmente mal gestita.
Per il resto, Memento Mori è un buon disco, decisamente sopra la media di tutti quelli usciti in questo primo trimestre dell’anno. I Depeche Mode non deludono (difficilmente lo hanno fatto) e li aspettiamo trepidanti dal vivo in Italia per tre date attesissime negli stadi di Roma (Olimpico), Milano (San Siro) e Bologna (Dall’Ara).