Canzoni per ricordare che la mafia è una montagna di m…

Il 21 marzo è il primo giorno di primavera, l’inverno già indebolito dai primi timidi caldi, lascia rinascere la vita. Se equinozi e solstizi – non vivendo nei pressi di Stonehenge – sono eventi che possiamo dimenticare senza troppe remore, dobbiamo invece ricordare che il 21 marzo 1996, per la prima volta, a Roma, in piazza del Campidoglio, si celebrò il primo incontro per la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia. La neonata Libera, guidata da Don Ciotti, si sarebbe fatta portavoce negli anni a venire con eventi e manifestazioni, sempre in prima linea contro la piaga delle mafie. Oggi, saltando da un anno all’altro, vi mettiamo in cuffia tutte canzoni italiane che, per citare liberamente De Andrè, come un fiore sono nate da storie di letame.

Signor Tenente – Giorgio Faletti
È il 1994, non sono passati neanche due anni dalle stragi di Capaci e di Via D’Amelio quando Giorgio Faletti, conosciuto più per la sua verve comica che per la penna sottile, presenta al Festival di Sanremo Signor Tenente. Riteniamo che, ad oggi, sia tra le canzoni più emozionanti sul tema. Il punto di vista è quello di un giovane delle forze dell’ordine che, in servizio, viene informato della strage di Capaci. Quel “minchia”, più volte ripetuto, è il simbolo dello sgomento e della frustrazione di quei caldi anni. La canzone arrivò seconda e vinse il Premio della Critica.
‘O mar for – Stefano Lentini, Matteo Paolillo (aka Icaro), Lolloflow, Raiz
Ma torniamo a oggi, passiamo fuori dalle scuole, e ascoltiamo cosa canticchiano gli adolescenti, futura croce e delizia.
… Nun te preoccupa’ guaglio, c sta o mar for
C sta o mar for, c sta o mar for
Meteora di questo periodo, la serie tv Mare Fuori è senza dubbio il successone del momento. Tralasciando la trama e il desiderio di riscatto che ne caratterizza buona parte, l’ambientazione affonda in quel sostrato partenopeo che, purtroppo, è celebre per puzzare di camorra. Il testo della canzone è un bozzetto verista di quella realtà che avvicina i giovanissimi al mondo del “sistema”, fagocitandoli senza possibilità di ritorno.
Sette vizi Capitale – Piotta, Il muro del canto
Cerchiamo di scardinare la fossilizzata idea di mafia una e trina; purtroppo è ancora salda e radicata. Troppi nomi per la stessa merda. Non ci stancheremo mai di dirlo, non è solo Sicilia, Calabria e Napoli; camorra, mafia e ndrangheta. Perché per Roma, metafora dell’Italia tutta, non abbiamo coniato un nome?
Cappotto di legno – Lucariello & Ezio Bosso
Una menzione speciale vogliamo farla, la canzone è davvero poco conosciuta ma merita lustro perché alterna parti delle intercettazioni del clan dei Casalesi che hanno portato a concedere la scorta a Roberto Saviano nel ormai lontano 2006 a un testo di puro rap partenopeo cantato da Lucariello; a concludere questo gioiellino chiaroscuro, Ezio Bosso, di cui nutriamo un ricordo indelebile, compose un’angosciante crescendo per archi che scuote e inquieta.
“”è nu pagliacc, è nu buffon, pcchè a 167 è a chiù zon fetent, so gent i fognatur, a Casal stann buon…Vulev sentì a stu Robett Savian, pchhè Robett Savian è nu pagliacc…è nu buffon…I camurrist sono loro…”
I cento passi – Modena City Ramblers
Non avremmo voluto proporvi per l’ennesima volta I cento passi dei Modena City Ramblers, ma proprio non riusciamo a toglierci dalla testa l’interpretazione di Giuseppe Lo Cascio, nell’omonimo film di Marco Tullio Giordana che ripercorre la vita di Peppino Impastato. Niente canzoni in chiusura di questo articolo, prendetevi un attimo e riguardate la scena del film, oggi e sempre, fate come lui.