Dance Fever, la nuova era di Florence+The Machine

Un ritorno paradisiaco
Uscito da quasi un mese (il 13 maggio 2022) Dance Fever è il nuovo capolavoro di Florence + The Machine, dopo alcuni anni di assenza dalla scena musicale (l’ultimo, in ordine di tempo, è stato l’album High as Hope, la cui uscita risale al 2018, ndr). L’album, che vede la presenza di ben diciannove brani che compongono la tracklist, testimonia della voglia del gruppo, capitanato dalla perennemente divina Florence Welch, di ritornare con grande smalto e splendore.
Sempre più barocca, celestiale, eterea, la cantante si misura, con la consueta profondità canora e con il suo stile inconfondibile, nell’interpretazione dei brani, animati da una straordinaria coerenza interna.
Un mélange perfetto
Classico, sperimentatore, ma soprattutto epico, il nuovo album dei Florence + The Machine è un riuscito mélange che mette in risalto la molteplice personalità della frontwoman del gruppo: selvaggia, veemente, delicata e teatrale, ma soprattutto intimista. È infatti sul filo dell’intimità che si gioca la nuova operazione musicale di Dance Fever, contemporaneamente riflessivo e liberatorio.
A partire da King, il singolo che inaugura l’album, un autentico inno all’indipendenza, che contrasta con Free, ossimoricamente dedicato all’angoscia e all’impossibilità di avere una via d’uscita (complice anche, la coatta prigionia pandemica). Tutto sembra ricondurre Florence Welch a inseguire la cometa delle sue altrettanto valide colleghe come St. Vincent (peraltro anche lei in uscita quest’anno con un nuovo, flagrante, singolo), Feist e soprattutto Lana Del Rey.
Impressionante, per la sua capacità corale, il brano Choreomania, dalle sonorità assimilabili a Dogs Days Are Over, ma con una maggiore profondità lirica e un testo sicuramente più ingaggiante, che risente delle atmosfere medievali della liberazione dal propri demoni, in una eterna metafora di nuovo dinamismo e rigenerazione.
Libertà femminile e femminista
Numerosi sono i richiami alla libertà, all’abbandono degli stereotipi (come al ruolo femminile di moglie e madre), per una nuova e galvanizzante dimensione umana e musicale.
Il trionfo della ricerca sonora si sublima in Dream Girl Evil, che da lontano sembra ripercorrere le sensuali atmosfere delle sonorità di Lana Del Rey. Ma c’è anche posto per l’intimità sussurrata alla Joni Mitchell, come nel caso di Girl Against Good e Cassandra, e non si può non notare un’atmosfera decisamente femminile e femminista che percorre in filigrana tutto l’album, con un tacito ed implicito ringraziamento alle cantanti e interpreti, grandi voci femminili che hanno certamente ispirato il percorso di Florence Welch.
Non mancano le atmosfere electro-pop e le cascate di sintetizzatori che realizzano un’avvolgente coperta corale; ma il grido più commovente, come quello che chiude l’album di Morning Elvis, rimane quello dell’autentica voce di Florence che ricopre come una coltre di velluto la trama complessa e intricata dell’album.
Un album da decantare
Per noi, nuovi utenti pseudo-moderni e consumatori rapidi, abituati alla velocità degli ascolti, Dance Fever rimane comunque una sfida che invoca al consumo lento e alla degustazione graduale: per non fare indigestione dei diciannove brani, che a lungo andare potrebbero risultare, per l’affinità del loro stile, ripetitivi, se ne consiglia un ascolto a piccoli sorsi, che assomiglia alla decantazione di un buon calice di vino.
Una vera e propria esperienza musicale, da provare in diciannove sorsi di brani.