Recensione – La timida Rivoluzione degli Eugenio In Via Di Gioia

È sempre molto difficile parlare degli Eugenio In Via Di Gioia dopo il capolavoro Natura Viva risalente al 2019. Questo perché il timore latente il giorno dell’annuncio di Amore e Rivoluzione, il loro ultimo album uscito venerdì scorso, era quello che non riuscisse a stare al passo con i precedenti.
Alla fine si è rivelato essere un album sorprendente, ma non nella sua interezza.

Amore e Rivoluzione: primi capitoli
Entriamo a contatto immediatamente con un senso di straniamento, una sensazione propria del primo pezzo: Quarta rivoluzione industriale con featuring parlato di Elio. Un tripudio di sonorità, totalmente un’altra intensità e consapevolezza rispetto ai vecchi brani, in cui si denotano degli arrangiamenti ormai professionali, che fanno volare Eugenio e compagni verso una dimensione (osiamo dire, finalmente) di vera e propria produzione musicale curata. Il ritornello è catchy, le linee di basso anche e ci fanno capire bene fin da subito che l’attenzione verso testi ragionati, contemporanei e che toccano la nostra quotidianità sono parte integrante anche di questo progetto.
E poi subito il singolo: Terra. Ormai diventato già iconico durante la settimana di Eurovision a Torino, in cui lo hanno suonato in giro per la città. Una ninna nanna d’amore per la Terra. “Sei musica senza parole”, dicono. Uno dei brani sicuramente più riusciti che dal vivo giustifica, da solo, il prezzo del biglietto. L’attenzione di questo gruppo nei confronti di tematiche ambientali si scorge anche nell’altro singolo che ha anticipato l’album: Umano. Da questo punto di vista, però, il focus e il punto di vista sono spostati verso l’essere umano all’interno dell’unico pianeta abitabile: la Terra. “Perfetta ed essenziale”, proprio come i due brani collegati idealmente da questo filo conduttore.
Anche Filosofia per grandi non è da meno. Un brano che va ascoltato molte volte per capirlo nella sua interezza, oltre alla sua complessità intrinseca di melodia. Interessante la collaborazione con il Piccolo Coro Dell’Antoniano: i bambini cantano e danno consigli ai grandi; ribaltando l’assunto classico che “son bambini, cosa vuoi che ne capiscano”.
La sperimentazione musicale prosegue, in un album che non pare appartenere alle corde degli Eugenio, ma si fa ascoltare: questa è l’impressione che lascia anche Libero, un brano con un ritornello forse troppo semplice per gli standard ai quali ci hanno abituato. Quest’ultimo pezzo si lega nella tracklist alla terza e ultima collaborazione del disco, con Francesca Michielin. In Cima è una bellissima traccia e la scelta di far cantare la seconda strofa alla cantante di Bassano del Grappa si rivela azzeccata. Un brano che ti trasporta in una dimensione parallela, in cui musica e il refrain “la nostra esistenza è troppo complessa per tirare una riga” si candidano come i migliori versi dell’intero lavoro.
Amore e Rivoluzione: una seconda parte deludente?
Arrivati a metà album, è arrivato il momento di soffermarci e ragionare anche sulla copertina del disco: un uovo che sta per schiudersi (o rompersi). Quell’equilibrio ricercato per tutto l’album, tra capacità umane di aiutare la Terra e noi stessi ad essere persone migliori e la Natura, che, indomita, continua il suo corso.
Bell’iniziativa a parole, ma musicalmente parlando notiamo un’inflessione.
Leggermente in sordina, infatti, passano Rabbia, Provincia Assassina e Nuvola: sono brani molto interessanti, a metà tra i “vecchi” Eugenio e gli attuali, ma questo ibrido non dà giustizia, ad esempio, al lodevole testo di Rabbia. Tra di loro paiono pezzi fin troppo simili, la cui costruzione, nonostante un’ottima elaborazione in termini di missaggio e produzione, risulta poco coinvolgente.
Perché alcuni brani ci hanno convinto poco
L’idea sembra quella di ascoltare delle canzoni molto curate, che però sono, appunto, brani, ai quali, probabilmente, manca quel quid, quel qualcosa in più che caratterizza i pezzi più iconici (e non solo) degli Eugenio In Via Di Gioia.
Quella che comunque sembra funzionare è la tracklist: dodici brani, come dodici capitoli di un libro, che scoprono pian piano il progetto covato per ben tre anni dal gruppo torinese. Quello che manca, più che la soluzione, pare il finale. Perché il Plot Twist lo abbiamo ed è una traccia di livello, ma poi Utopia fa un po’ perdere quella magia.
In sintesi, Amore e Rivoluzione è sicuramente un inno perpetuo all’amore per la musica e questo funziona alla grande, perché il disco trasuda gioia e passione. Mentre la Rivoluzione tanto ricercata, sembra un po’ perdersi e azzopparsi nel momento più bello, quando a fare la differenza sono i brani nel corpo centrale e nello svolgimento che risultano essere un po’ fragili.