Recensione – Privilegio Raro di Tutti Fenomeni viene da un’altra dimensione

Si apre con il trotto dei cavalli il nuovo album di Giorgio Quarzo Guarascio, in arte Tutti Fenomeni. Erede di quel genere musicale che chiamare cantautorato fa subito troppo vecchio e indie fa subito troppo centro sociale.
Tutti Fenomeni è un ibrido e piace per questo: il suo sapersi continuamente ridefinire entro spazi e cornici musicali nuove fa di lui un artista unico nel panorama musicale italiano e Privilegio Raro, il suo nuovo ultimo album, non ha deluso le aspettative.

La calunnia
Cavalcata di cavalli, dicevamo, per introdurre l’ascoltatore nel nuovo mondo ideato dal cantautore romano. Così è La calunnia che chiude con un quesito, centrale, per tutto l’arco dell’album: “Avevamo forse bisogno noi/Per amare la vita oggi, di un cataclisma?”
Forse no, ma il vero cataclisma in questo album è Privilegio Raro. Un ingresso maestoso e magistrale. Una sorta di bolero che ci porta, con un climax ascendente, alla termine del primo capitolo di questo brano, idealmente, diviso in due parti: come una messa, in cui appena Giorgio dice: “Non son degno di partecipare alla tua mensa/Ma di’ soltanto una parola, è un privilegio raro” si entra in un assolo inquietante e, al contempo, fantastico. Una delle più riuscite…
Assieme ad Antidoto alla morte, il brano più prettamente radiofonico dell’intero lavoro. Un ritornello che entra subito in testa, ripetuto per più volte fino ad arrivare al finale, con l’ingresso, a sorpresa, di Francesco Bianconi dei Baustelle a chiudere un pezzo arrangiato magistralmente.
Privilegio Raro è anche un po’ disco dance
La linea dance è invece netta e chiara con Mister Arduino e Il Grande Modugno, due pezzi da novanta che non fanno altro che aumentare l’aspettativa per l’altra metà dell’album.
Sono i due brani su cui ci si può soffermare di più anche per quanto riguarda l’analisi del testo: in Mister Arduino il refrain “Meglio un morto che due feriti” si rifà ad un evento del 2012, in cui il celebre calciatore Gigi Buffon pronunciò, durante un ritiro della Nazionale, la frase “Meglio due feriti che un morto”, riferendosi ai taciti accordi che in determinate situazioni possono portare due squadre, per reciproca convenienza, a spartirsi il pareggio. La frase – qui ribaltata da Tutti Fenomeni – alimentò diverse polemiche in quanto Buffon la usò per commentare uno scandalo di calcioscommesse di quel periodo.
Ne Il Grande Modugno, invece, di livello è “C’è chi ha letto cento libri e chi uno cento volte”, in cui si riprende uno dei temi più topici e discussi della letteratura ovvero se sia meglio leggere variando fra autori e temi o piuttosto concentrarsi su un numero ridotto di autori e libri, approfondendoli per trarne più spunti possibile. Un esempio celebre a riguardo è rappresentato dalla seconda delle Epistulae morales ad Lucilium di Seneca. L’autore suggerisce infatti all’amico Lucilio di concentrarsi sulla lettura di pochi autori, ma buoni.
Poi, la calma. Vitaccia e A Roma va così sono i brani più intimisti di Privilegio Raro: mostrano la grande maturità raggiunta da Giorgio, assieme alla critica mossa in Cantanti, dei quali lui si sente un (non) rappresentante.
Rush finale
Per gli ultimi cinque brani, invece, bisogna fare un discorso a parte. Sembrano in qualche modo tutti collegati tra loro con un fil rouge. Forse servirà interiorizzarli di più e ascoltarli per più mesi per inquadrar bene queste tracce assieme tra loro, ma mostrano una netta cesura con l’inizio di Privilegio Raro.
Non porto più la pena, ad esempio, rappresenta il continuum ideale di Scugnizza, presente in Radio Guarascio Vol.2 con costanti citazioni alle passioni di Tutti Fenomeni: da De André a V per Vendetta quando in Infinite Volte canta: “Ci fu un grande temporale, ma Dio non era nella pioggia”.
Ma il livello più alto è raggiunto in un minuto e 46 secondi, la durata di Heautontimorumenos: qui rielabora Baudelaire, ironizza su Karl Marx come il poeta della merce, il tutto accompagnato da un basso costante, come un martelletto, che scandisce il ritmo di uno dei brani più particolari dell’intera fatica.
Il saluto finale è affidato ad Addio e Porco (Outro), o meglio, a Lermontov, scrittore e poeta, tra i maggiori esponenti del romanticismo russo. E per capire bene Privilegio Raro riportiamo di seguito la citazione completa: “Sulla strada esco solo, Nella nebbia chiaro è il cammino sassoso, Calma è la notte, Il deserto ascolta Dio, Le stelle parlano fra loro, Meraviglioso, solenne il cielo, Dorme la terra in un azzurro nembo, Cosa dunque mi turba e mi fa male?, Cosa aspetto? Cosa rimpiango?, Nulla aspetto dalla vita, Nulla rimpiango del passato, Cerco solo libertà, pace, Vorrei abbandonarmi, addormentarmi, Ma non nel freddo sonno della tomba, Addormentarmi con il cuore placato, Il respiro sollevato, E poi notte e dì sentire la dolce voce dell’amore cantare Carezzevole al mio orecchio, E sopra di me vedere sempre verde, Una bruna quercia piegarsi e stormire.
E con la fine di Privilegio Raro ci sentiamo anche noi di volerci abbandonare, almeno per cinque minuti, nel silenzio, perché quello che abbiamo ascoltato è veramente un Privilegio Raro del quale difficilmente ci dimenticheremo presto.