Recensione, in viaggio con Jovanotti

Mediterraneo, il nuovo album di Jovanotti
Dopo il successo sanremese di un terzo posto “indiretto” occupato da Gianni Morandi, Jovanotti, l’autore di Apri tutte le porte, esce allo scoperto con un nuovo album di dieci pezzi. Mediterraneo è infatti la nuova opera musicale di Lorenzo Cherubini. Nel suo pezzo festivaliero il suo interprete Morandi cantava “Stai andando forte”; senza dubbio il percorso di Jovanotti è assolutamente inarrestabile.
Tra produzioni, co-produzioni, numerose collaborazioni e qualche ostacolo personale e familiare, Lorenzo Cherubini avanza senza remore. Peccato che, soprattutto musicalmente, non si sappia più bene dove va. Abbandonato il giovanile e ribelle spirito rap e funky, Jovanotti attraversa, quasi come Picasso, diversi cromatismi sonori che ci accompagnano da decenni.
Ma con Mediterraneo, onestamente, spiazza completamente il suo pubblico di ascoltatori, e non sempre con sorprese positive. Intanto perché si tratta di una sorta di strana raccolta che è un preludio e un freno alle sue incontinenti smanie compositive.
Album o non album?
Sembra infatti che, soprattutto durante il periodo pandemico, Jovanotti sia stato talmente produttivo da dare vita ad un numero sproporzionato di canzoni, che verranno arrangiate e stagionalmente edite in album, di cui questo primaverile dell’aprile 2022 segna l’esordio. Non si può tuttavia parlare di un concept-album, solo per la tacita promessa che sarà seguito da altre raccolte di brani. Mediterraneo rimane un album chiuso e conchiuso, e peraltro poco coerente; anzi, piuttosto eterogeneo e frammentario.
L’omonima canzone che apre le danze è, metaforicamente parlando, un aggiornato pezzo di antiquariato, con un arrangiamento “disco” da balera moderna, con un ipnotico ritmo che distrae da un testo che vi si sposa poco.
Un viaggio faticoso
Di certo, però, le sonorità mediterranee nel senso lato del termine, sono ben presenti, soprattutto nella piacevole collaborazione con Enzo Avitabile in Corpo a Corpo, nella quale tuttavia ancora si fatica ad accomunare la sonorità con le parole, che sembrano un po’ forzatamente incollate sul pentagramma. L’esperimento funziona meglio forse nella pseudo “ghost track” (la decima), che crea un nuovo arrangiamento, chiamato mix galvanizzato, di Corpo a Corpo, con un risultato decisamente più adatto.
Altrettanto subitamente si passa alle atmosfere pop di Non dimenticar e Tirannosauro rex, che sicuramente sono la parte più riconoscibile del Jovanotti di qualche decennio fa (e soprattutto del periodo Buon Sangue), ma che, appunto, sembrano annaspare in questo nuovo mare musicale. Gradevole Allelu, che sembra seguire la coerenza stilistica del rock-pop.
Come se non bastasse Jovanotti, nel suo tour nell’interpretazione tutta personale e poco pedissequa della world music, non si è lasciato scappare un’immancabile tappa nei Balcani: con Alla salute (in collaborazione con Shantel), recupera le sonorità di Bregovic, con un testo inconfondibilmente “jovanottiano”, pimpante e allegro, ma forse leggermente inopportuno rispetto alla sonorità. Poi osa un’incursione nelle sonorità greche, che ricordano (da molto lontano) il Rebetiko di Vinicio Capossela, con Everest, per poi ritornare a casa, nelle spiagge del Jova Beach, con I love you baby.
Un viaggio, quello in Mediterraneo con Jovanotti, un po’ faticoso. Meglio fermarsi tra una stazione e l’altra, una canzone per volta.