I mortali: ritratto su vinile di Colapesce e Dimartino
I mortali è uscito il 5 giugno dell’infausto 2020, anticipato da numerosi singoli è passato in sordina, il duo d’altronde aleggiava ancora dentro quella grande bolla di sapone che è l’indie pop; il mainstream era lontano.
Il re-edit del 19 marzo scorso è dunque opportuno, se non per le tracce che lo implementano, almeno per ricordare che Colapesce e Dimartino non sono figli di Musica leggerissima, ma viceversa. I due cantautori siciliani hanno viaggiato su frequenze parallele per anni, il loro incontro non ha dato solo vita a quel piccolo capolavoro che oggi è un tormentone – che orribile parola! – e che sta già sfidando le stagioni per arrivare incolume all’estate.
Memento
La musica de I mortali è leggera solo a orecchie distratte che si lasciano cullare dalle voci, che fingono di non capire come i mortali siamo proprio noi che
“Per salvare la pelle abbiamo anche creduto alla resurrezione, comprato armi in cerca di una protezione, scopato per nascondere un dolore” Noia mortale
Un dolce memento, tra archi e aria di mare, che ci ammonisce sulle debolezze umane, senza troppo accusare. Così, anche Rosa e Olindo diventano due cuori e una condanna, perché solo nell’amore siamo davvero immortali. Forse è per questo che gli echi dell’adolescenza, stagione dei primi sinceri amori, ci tormentano, su una base ipnotica di Mace:
“Adolescenza nera, che splendida bufera, tutto perfetto nell’essere sbagliato” Adolescenza nera -prod. Mace
E ancora Majorana, così sincera e malinconica, forse la vera perla di un album che non ha nulla di barocco, se non qualche preziosismo, e ci regala un’istantanea piena di nostalgia.
Per uscire dal mucchio, la musica deve resistere e ancora di più lo devono fare gli artisti che credono nella loro arte, tema che affiora in Prossimo semestre e ancor di più in Cicale, metafora di una presunzione artistica, che sacrosanta e impaurita non cede alle difficoltà. Un invito a non mollare rivolto a tutti.
“Continuiamo a cantare, anche se stiamo male, siamo le cicale”
La Scuola Siciliana
L’impronta è dunque sicilianissima, mediterranea e colorata. Le radici sono quelle robuste di un olivo saraceno, illuminato da una Luna araba che tanto ci ricorda Battiato. Saranno dunque loro a mandare avanti la Scuola Siciliana? A noi sembra di si, dire che abbiamo trovato gli eredi del Maestro sarebbe sacrilego, ma di certo la benedizione è evidente se è stato loro concesso il privilegio di Povera Patria.
Orme
Per chi li segue da anni, il regalo più bello di questa seconda versione dell’album è sentire le tracce di uno interpretate dall’altro, ripercorrendo i passi di entrambi scopriamo che le orme coincidono. La versione di Amore sociale cantata da Colapesce, è commovente e sembra scritta per la sua voce.
Chi seguiva la scena siciliana ancora prima che espatriasse, raggiungendo il continente, forse ha avuto la fortuna di sentirli in qualche locale, a un concerto in piazza o in un centro sociale.
Nel 2015, insieme sul palco dell’Indiegeno Fest, onoravano il teatro greco di Tindari insieme a una Levante ancora lontana da Magmamemoria. Ai fedelissimi piacerà ricordarli così, in questa foto un pò sfocata.
Ci auguriamo che questo sodalizio, nato tra miti, provincie, borghi e leggende, possa continuare ancora, e se dovesse terminare, che la separazione duri poco.
Sarebbe bello non lasciarsi mai, ma abbandonarsi ogni tanto è (in)utile.
Non siamo gli alberi – Dimartino