Che cosa ne sapete voi del Glam Rock?
Si discute di Achille Lauro. Spesso. Troppo. In genere mi astengo dall’esternare i miei pensieri, perché in fondo è un ragazzo che vuole esprimersi, in qualche modo. Per far ciò usa i mezzi che ha a disposizione: la musica, i testi, il vestiario.
Purtroppo, però, stavolta non posso tacere, perché è stato toccato un tema che a me preme molto e che, forse, a tutti gli appassionati di musica preme ancor di più: il glam rock.
Glam rock è un’espressione semplicissima ma che all’interno ha un mondo, un modo di vivere che ha cambiato la storia. Noi stiamo ancora vivendo sulla scia del glam rock e non ne siamo ancora usciti, abbiamo deviato il suo corso ma ci siamo ancora dentro.
Iniziamo parlando di glam.
Glamour, moda, stravaganza, scintille. Un mondo di piume, taffetà, brillantini e merletti. Questo modo di vestirsi, nato negli anni ’70, è stato un’ascia rovente scagliata contro le generazioni perbeniste che avevano vissuto la guerra. Sono i ragazzi degli anni ’50 e ’60 che hanno cominciato a gridare al mondo che non ne potevano più di gabbie, di completi gessati. Il vero glam ostentava anche gusti sessuali, oltre che gusti musicali. I ragazzi uscivano dalle case e si vestivano nella maniera più provocatoria possibile per contrastare il regime sociale che li rendeva schiavi. I giovani, coesi, hanno creato varie tipologie di proteste e la musica rock è stata la loro colonna sonora. Ricordiamo le rivolte politiche, gli hippy, le famiglie distrutte. La libertà era una chimera che si avvicinava, e per farlo bisognava esagerare. Glam! Glamour! L’estetica prende un posto di primo piano: i capelli lunghi, o colorati, gli zatteroni, gli stivali, le minigonne. Tutto glam. Ovviamente, chi stava sul palcoscenico, doveva ancor di più farsi notare da una popolazione già di per sé esagerata, e allora ecco i brillantini, le piume e i merletti. Bisognava osare, andare oltre il perbenismo, sfidare ogni tipo di bigottismo. In gioco c’era la loro libertà.
Rock! Rock non si intende per forza Led Zeppelin, però si parla di ritmo e di musica, anche nelle ballads. Negli anni ’70 il rock era un’accusa, una protesta, e il glam rock mostrava al mondo che non si era solo dei pagliacci travestiti, ma che si portava qualcosa di nuovo, qualcosa che sarebbe rimasto nella storia. David Bowie, ad esempio, sarebbe stato un grande della musica anche se non si fosse dipinto a festa. Il glam è stato solo il fiocco che ricopriva il genio. I più importanti cantanti, poi, venivano affiancati da musicisti che erano tutt’uno con lo strumento. Veri fenomeni che hanno contribuito ad esaltare le voci, e a volte era proprio lo strumento che diventava voce (gli assoli di quegli anni realmente cantavano). Non a caso è proprio negli anni ’70 che nascono la maggior parte delle band rock.
Per ultimo, lasciando la seconda metà del secolo scorso, vorrei parlare dei testi. Il pioniere inconsapevole del glam rock non è altro che Oscar Wilde, che ha esaltato l’estetica con una tecnica artistica da capogiro. Nessuno scrittore, prima e dopo di lui, può essere paragonato nello stile a Oscar Wilde. Dal suo romanzo più famoso “Il ritratto di Dorian Gray”, agli spettacoli teatrali “L’importanza di chiamarsi Ernesto” o “Il ventaglio di Lady Windermere”, precorre i tempi, quasi un secolo, e si avvicina a quel David Bowie che farà da padrone negli anni del glam rock. Mi piace pensare che se fossero stati coetanei sarebbero stati grandi amici, si sarebbero sicuramente capiti e sarebbero state anime affini.
Oscar Wilde e poi i successivi cantanti e musicisti del glam rock hanno cambiato gli usi e i costumi di tutti noi. Se siamo liberi, se abbiamo la possibilità di contrastare anche con le nostre idee le famiglie, se i giovani hanno potere di parola e di espressione, lo dobbiamo in buona parte anche a loro che ci hanno mostrato un mondo diverso, in cui tutto era possibile, in cui ogni cosa poteva essere fatta. Loro, con la loro tecnica musicale, non hanno creato dei personaggi, non sapevano nemmeno che stessero facendo del glam rock. Loro non facevano, loro erano personaggi. Le loro personalità non copiavano nessuno, creavano il mondo che volevano che ci fosse e che avrebbe distrutto il passato.
Hanno tutti pagato a caro prezzo l’abbattimento delle barriere. Sono stati derisi, calpestati, imprigionati. Qualcuno è morto nei suoi eccessi, qualcun altro si è letteralmente bruciato l’esistenza. Noi vediamo ancora i lustrini, ma dietro la maschera si è distrutta l’anima di molti giovani. Hanno fatto una rivoluzione e, probabilmente senza rendersene conto, l’hanno fatta per noi. Spesso lo diamo per scontato, ma la nostra libertà è costata cara.
Se Achille Lauro vuole omaggiare il glam rock, siamo tutti contenti (anche se il testo e la musica non sono nemmeno lontanamente avvicinabili a ciò che è davvero il glam rock), ma che lui sia il glam rock, no, questo proprio no.
Purtroppo ci sono tante persone, tanti ragazzi, che ignorano quel periodo. Molti di noi in realtà non lo hanno vissuto, ma alcuni – più di altri – hanno subodorato la scia. Chi non ne sa niente, pensa che Achille Lauro porti delle novità, mentre in realtà scimmiotta qualcuno che in realtà ha veramente fatto la storia.
Achille Lauro purtroppo si è perso, perché con Rolls Royce sembrava che potesse dare qualcosa di diverso alla canzone. Non puntando né sulla musica, né sulla sua tecnica, ma forse aveva qualcosa da dire. Ora, purtroppo, ha dimenticato di ispirarsi e ha iniziato a copiare, risultando così molto banale.
Vi consiglio di vedere un film che omaggia il glam rock, quello vero. Si intitola Velvet Goldmine (film del 1998) e racconta la storia delle vere star del rock degli anni ’70.