L’Iraq in crescita: il rapporto sugli investimenti diretti esteri
Secondo l’ultimo studio di fDi Intelligence, l’Iraq si sta affermando come uno dei principali mercati emergenti. Si è infatti collocato al quarto posto della classifica dei migliori mercati per investimenti diretti esteri.
Nonostante il passato recente e la storia che grava sulle sue spalle, l’Iraq sta progressivamente cambiando volto, reintegrandosi nell’arena globale.
L’Iraq visto da fDi Intelligence
Lo studio di fDi Intelligence (fornito dal Financial Times) prende in considerazione diversi fattori: la crescita del Pil (2,9%), l’aumento dell’inflazione (3,6%), la spesa in conto capitale negli investimenti esteri diretti (371%) e la crescita nei progetti di IDE (95%).
L’Iraq si colloca quindi al quarto posto della classifica dei migliori mercati emergenti, dopo la Cambodia, le Filippine ed il Kenya.
È dunque innegabile un miglioramento massiccio del clima economico nel paese che, a 20 anni dallo scoppio della guerra, sembra stia finalmente trovando il proprio posto nella scena degli investimenti globali.
Al Sudani: l’inversione di tendenza
Dopo i danni provocati dall’invasione americana e dal terrore instaurato da Stato Islamico, nel 2022 l’Iraq, con il premierato di Mohammed Shia’al-Sudani, ha cambiato totalmente prospettiva.
Secondo gli analisti, negli ultimi anni, l’Iraq ha incominciato ad allontanarsi dall’endemico status di “paese in crisi”, grazie alle scelte pragmatiche del primo ministro.
Pur rimanendo un ambiente che risente di alcune difficoltà (export e budget succubi della volatilità dei prezzi dell’energia, burocrazia opaca, istituzioni deboli ecc…), l’Iraq ha tratto molti benefici dall’agenda di Al Sudani. Temi centrali sono stati la sicurezza energetica, la diversificazione economica, il rafforzamento del settore privato e la lotta alla corruzione.
Secondo il CEO Majid Hafar, ad oggi è stato raggiunto un maggior allineamento tra investitori e governo iracheno.
Integrazione e trasformazione
Tale macro-processo sta avvenendo anche grazie alla reintegrazione dell’Iraq nell’arena internazionale. Il paese sta infatti riallacciando i rapporti con entità chiave, tra cui la World Trade Organization, l’European Bank of Reconstruction and Development e l’International Finance Corporation.
Non solo, il processo di reinserimento economico dell’Iraq è stato osservato anche su scala regionale, in tutta la fascia mediorientale, nonostante gli ostacoli imposti dal conflitto israelo-palestinese.
Ad esempio, di rilievo è la connessione infrastrutturale stabilita con la Turchia, tramite il progetto della Development Road.
Un altro accordo chiave è poi quello con TotalEnergies (Francia), per migliorare e decarbonizzare le forniture elettriche irachene.
Tutto sommato, i mercati degli investimenti diretti esteri dimostrano che petrolio e gas occupano più della metà degli IDE.
L’IFC prevede che il paese avrà bisogno di 233 miliardi di dollari entro il 2040, per soddisfare i propri bisogni di sviluppo, ma l’inarrestabile processo di trasformazione ci suggerisce quanto segue: l’Iraq sta andando nella giusta direzione.