Nasser: l’Egitto tra filosofia e rivoluzione

Mentre il conflitto Russia-Ucraina continua in sordina, almeno per i mass media, e quello israelopalestinese sembra purtroppo destinato a trovare sempre più spazio sulle prime pagine dei nostri giornali possiamo tranquillamente dedurre che una figura cardine è ormai completamente assente nello scacchiere geopolitico mondiale: quella del leader.
Rimanendo nel quadrante mediorientale uno dei veri leader del Novecento fu sicuramente Gamal Abdel Nasser.
Prima linea dei “Liberi Ufficiali”, nel 1953, quindi un anno prima della rivoluzione contro l’allora monarchia egiziana, Nasser scrisse “La filosofia della rivoluzione”, opera fondamentale per la proiezione sovranazionale dell’Egitto nel movimento panarabo.
Nasser illustra il posizionamento della rivoluzione egiziana in tre rami specifici: quello arabo, quello africano e quello islamico.
Il presidente egiziano ripercorre le sue esperienze sul campo, il 1947, anno nel quale i “Liberi Ufficiali” si opposero alla spartizione della Palestina da parte delle Nazioni Unite e fu proprio Nasser ad offrire il supporto dei volontari egiziani ad Amin el-Huseini, quell’aiuto non si concretizzò mai a causa dell’opposizione del governo.
C’è la sofferenza post 1948, quella sofferenza nata dalla prima guerra arabo-israeliana, la sconfitta non di un solo paese ma di tutti gli eserciti dei Paesi Arabi protagonisti del conflitto, quegli stessi paesi impegnati un bagno di sangue voluto da altri personaggi seduti intorno ad un tavolo forse lontano dal luogo di conflitto…ma è proprio in terra di Palestina che Nasser idealizza la sua idea di panarabismo.
Nasser contro Israele?
Indiscutibile l’esito della risposta ma il vero nemico del presidente egiziano fu l’imperialismo in tutte le sue forme perchè sicuro del fatto che senza il mandato britannico lo stesso Israele, lo stesso sionismo, coperto dal mantello della grande mamma britannica in primis, non sarebbe mai esistito in terra palestinese.
Lo stesso colonialismo con il sogno di conquista del petrolio arabo, l’oro nero infatti, tra la sua alta disponibilità nei paesi mediorientali ed il basso costo di estrazione rimarrà un pallino fisso nella storia dei paesi occidentali.
L’Africa, con le sue materie prime, è per Nasser una torre da difendere dalle grinfie dei “grandi”.
La paura del presidente egiziano, infatti, era quella di un continente africano spartito con il righello dei colonialisti, un righello tanto preciso nella spartizione territoriale dei confini ma altrettanto cieco sulle volontà degli abitanti del continente nero.
L’ultimo capitolo del manifesto di Nasser è dedicato all’Islam.
La religione per Nasser era un collante fondamentale tra i paesi musulmani ed il pellegrinaggio verso la Ka’bah non poteva essere “solo” considerato dai fedeli come una chiave verso il paradiso, il suo significato doveva avere anche una chiave politica. Il pellegrinaggio annuale doveva essere la prima pietra per un “Parlamento Islamico Mondiale”, un momento di confronto tra i capi di Stato musulmani, il momento giusto per delineare le linee di cooperazione futura.
Edito per Passaggio al Bosco, Filosofia della Rivoluzione è un’opera capace di donare al lettore una visione storica utile per comprendere radici di conflitti purtroppo ancora in atto, guerre di grandi contro piccoli, di grandi leader contro piccoli animi spinti gran parte delle volte dal Dio denaro.