Che “Io” siamo “Noi”?
Dobbiamo dire grazie a Giovanna e Greta

L’attuale periodo storico mi ha fatto riflettere molto, siamo testimoni, più o meno consapevoli, di un massiccio cambiamento della personalità umana. Quella che viviamo è sicuramente l’era dei Social, della connessione globale. Possiamo raggiungere chiunque vogliamo in qualsiasi momento, ognuno di noi ha un palco dal quale esibirsi.
Ma non è solo l’era globalista, dove tutto è alla portata di tutti, è anche l’era della coscienza individuale, della facoltà dei singoli di decidere per se stessi. Sempre di più infatti ci sentiamo padroni del nostro intimo, delle nostre idee e delle nostre azioni. Siamo pronti a dichiarare con forza le nostre libertà individuali, difendendole e salvaguardandole, spesso con eccessiva forza ed arroganza. Il nostro Io, la nostra coscienza, è sempre più forte, talvolta però rischiamo di escluderci dalla realtà circostante, indurendoci nei confronti del mondo e delle nostre comunità.
La visione poco chiara del significato di coscienza individuale ci porta molto spesso a sentirci isolati. Affermando noi stessi ci scordiamo degli altri. Non è raro pensare sempre più solo al nostro proprio tornaconto personale, allontanandoci, alla deriva, dalle necessità delle nostre collettività.
Gli appelli dei leader mondiali sulla collaborazione civica cadono spesso nel vuoto, come campane mute risuonano solo sui media, non riuscendo a penetrare nelle nostre anime. L’etica sociale delle grandi aziende non è quasi mai mossa da coscienza comunitaria, cela, il più delle volte, tornaconti economici o utilitaristici.
In questo panorama arido, dove i modelli governativi e lavorativi ci danno il cattivo esempio, è difficile che i singoli si sentano veramente interessati al prossimo.
Ci sentiamo soli e lontani dai nostri vicini, partecipanti anestetizzati delle nostre città.
La nostra forza, il nostro sentirci Io, non lo volgiamo verso le nostre comunità, verso un vero bene sociale, scegliendo di aiutare gli altri perché in quanto singoli siamo parte di un qualcosa di più grande.
Ci allontaniamo ancora di più, ripudiamo ogni tipo di etichetta, che sia economico, culturale, fisico o sessuale. La nostra coscienza grida al mondo, “IO SONO IO”.
L’eredità della Coscienza
La nostra coscienza individuale, così come la percepiamo oggi, non è sempre stata nostra, abbiamo dovuto conquistarla, secolo dopo secolo, ed è giusto continuare a lottare per essa, nel modo corretto, evolvendoci sempre più.
L’antico egizio, il babilonese o l’israelita era legato al suo popolo molto più di quanto non siamo noi, la sua coscienza però non era libera, viveva attraverso la discendenza di sangue, il singolo si identificava con il popolo stesso. Gli atenei per esempio si identificavano con la polis, non come singoli cittadini di Atene. Gli antichi testi sacri parlano di un tipo di coscienza ereditaria, che si tramandava quasi come un ricordo, di padre in figlio. A noi uomini dell’era della coscienza individuale spetta il compito di agire per il popolo, ma agendo da Uomini liberi. Scegliere coscientemente di aiutare il nostro prossimo.
Mi piacerebbe ricercare il germe primigenio di questa meravigliosa conquista, dell’Io cosciente, rimirando con immensa devozione, a Giovanna D’Arco, la giovane francese che sublimo l’umanità con le sue gesta rivoluzionarie.
L’evoluzione dell’umanità moderna non sarebbe la stessa senza l’intervento storico della Pulzella d’Orleans.
Se nella tredicesima notte santa, il 6 gennaio del 1412, non fosse nata la giovane francese, l’Europa, come la conosciamo, non sarebbe mai nata.
Se cancellassimo di netto dalla storia le sue imprese, la Francia, con ogni probabilità, sarebbe stata assoggettata al controllo inglese, impedendo così lo sviluppo di quel pensiero che poi esplose più tardi nella rivoluzione francese. I germi di libertà cosciente, gettati da Giovanna, diedero un impulso fortissimo a tutta l’Europa. Gli ideali meravigliosi che presero vita nella rivoluzione francese, la Libertà, l’Uguaglianza e la Fraternità trasformarono, nei secoli, i popoli europei facendo avanzare ogni singola coscienza umana verso quello che siamo oggi.
Presente e futuro
E Mentre attendiamo che gli ideali proclamati durante la presa della Bastiglia si esplichino completamente, il periodo in cui viviamo rischia di privarci delle nostre “conquiste di coscienza”. L’ombra del superstato europeo, del globalismo ad ogni costo, potrebbe fermare la nostra evoluzione individuale. Evoluzione che non è lo stato egoistico del singolo, ma è il libero atto di cooperazione tra ogni Uomo.
Il rischio è concreto, uno stato sovranazionale e globalista potrebbe emancipare il cittadino dalla vita sociale, allontanandolo sempre di più dal suo vicino, spegnendo così la sua individualità, uniformandolo sempre di più al solo prodotto del suo lavoro.
Gli schemi economici, politici e culturali moderni sono estremamente denarocentrici, viviamo sempre più seguendo la logica del tornaconto personale, abituati al tutto e subito, al consumo più sfrenato, creando così sempre più disparità sociali.
I processi produttivi introdotti da Taylor e Ford hanno minato nel tempo i pensieri e le abitudini dei lavoratori, la continua e crescente competizione del modello imprenditoriale angloamericano ha offuscato ciclicamente le migliori idee sociali in favore di una logica del profitto “ad ogni costo”. Estraniando e mortificando l’Uomo dietro il lavoratore, allontanandolo dalla sua importanza sociale.
La cultura moderna del qui ed ora ci spinge a considerare la fatica, il sudore e la volontà come imposizioni intollerabili, anziché come base per un’evoluzione personale concreta e sociale.
Viviamo nelle nostre grandi città, completamente distaccati dalla Natura, non visitiamo quasi più i nostri quartieri. Non conosciamo le realtà limitrofe a noi, i lavori artigiani si stanno perdendo in favore delle grandi multinazionali del mobile. Viviamo immersi in un mondo dove tutto è a portata di mano, i programmi televisivi che vogliamo, quando vogliamo. I videogiochi hanno preso il posto dei libri e delle interazioni sociali, le nostre passioni e i nostri talenti sono diventati sempre più solo un passatempo, un’ora a settimana per i nostri entusiasmi.
Stiamo perdendo la nostra fantasia e l’amore per il mondo, stiamo diventando schiavi che costruiscono piramidi.
Abbiamo cresciuto questo mondo, la cultura del tutto e subito è padrona dei nostri pensieri, non siamo più abituati ad impegnarci per i nostri obiettivi. Lasciando sopiti i nostri talenti, quelle energie interiori che ci permetterebbero di arricchire le nostre comunità, di aiutare i nostri vicini e di migliorare noi stessi non hanno più la forza di emergere.
Non abbiamo quasi più le capacità di cambiare il mondo che ci circonda, la nostra fantasia, l’immaginazione, è diventata la nostra valvola di sfogo, quando dovrebbe essere il nostro faro. Cerchiamo sempre nuove esperienze, siamo depressi e senza stimoli, siamo sempre in conflitto, pieni di paure e nevrosi.
Ma in queste tenebre vediamo anche spiragli di luce, raggi fortissimi che emanano da grandi personalità. Se mi è concesso un paragone azzardato. Un’altra pulzella è esempio magnifico di lotta e resistenza, Greta Thunberg.
Aldilà delle opinioni personali, che spesso soffocano un giudizio critico, possiamo vedere in questa giovane ragazza svedese, come le forze dirompenti di un sano pensiero libero e sociale, si esprimano nella sua lotta per la difesa ambientale.
Una moderna Jeanne d’Arc.
La sua azione è forte e il germe di una nuova generazione di uomini è stato gettato, le generazioni a venire sapranno amare il nostro pianeta e il proprio vicino, perché è solo con l’amore fraterno nel mondo che ci evolveremo.
Solo quando avremo capito che il materialismo consumista ci ha reso passivi ed inabili ad agire, solo quando decideremo di ricominciare a occuparci delle nostre passioni, impegnandoci per la nostra comunità, solo allora inizieremo ad uscire da questo circolo vizioso nel quale ci siamo immersi. Una volta ripreso il possesso delle nostre vite, ci sentiremo individui singoli che apparterranno veramente all’Umanità, consapevoli del nostro ruolo nel mondo.
Ne abbiamo bisogno.