Perché si esporta la Democrazia?
“Il logorio nervoso prodotto dal materialismo agisce così su intere stirpi, su interi popoli, come pure sulla vita di singoli uomini”.
– Rudolf Steiner
Lo scontro frontale che sta vivendo la moderna civiltà occidentale di impronta Anglo Americana e i paesi Islamici affonda le sue radici nel Medioevo. La contrapposizione spirituale tra Islam e Cristianesimo diede vita sia a dibattiti filosofico-religiosi tra Scolastici e Islamico Aristotelici, sia alle sanguinose guerre sacre di conquista, le Crociate, che si consumarono dal XI secolo. La prima Guerra Santa invocata da Papa Urbino II nel 1095 fu il primo passo di questo scontro millenario.
L’Islam, inteso come popolo-stato è di fatto divenuto nei secoli la nemesi dell’Impero Romano d’Oriente, l’impero bizantino infatti crollò, dopo secoli di lotte intestine e crociate, sotto l’attacco continuo dei Turchi Ottomani, guidati da Maometto II. Tommaso D’Aquino, il Santo, fece la sua parte in questo conflitto, affrontando filosoficamente il pensiero islamico. La “Summa contra Gentiles” è l’espressione spirituale di questa guerra. I pensatori cristiani combattevano per salvaguardare l’immortalità individuale dell’Uomo, donata da Cristo col mistero del Golgota.
Dopo la morte, il cristiano, varca la soglia dell’aldilà, con la sua coscienza riempita dal Cristo, ogni singolo individuo riceve la possibilità di salvezza eterna. I maomettani, come Averroè, sostenevano al contrario che l’intelligenza umana fosse solo una eco della coscienza cosmica, unica entità pensante, identificata in Allah, il Dio Islamico che pensa e agisce in ogni uomo e creatura, l’uomo non può che sottomettersi alla volontà del Dio.
Dopo quasi 900 anni, questo duello storico rivive con rinnovata violenza tra quella che sembra essere la reincarnazione dell’Impero Romano, ovvero gli Stati Uniti d’America e i diretti discendenti di Maometto.

Gli USA oggi sono il paese dove la forte volontà di manifestare i propri desideri e le proprie passioni, ha dato il via ad un processo culturale di “materializzazione” del pensiero. Hollywood è l’emblema di questa transizione dallo spirituale al materiale. La grande macchina del cinema da spazio ai sogni e ai desideri del popolo, offuscando la capacità di giudizio, creando costantemente realtà alternative per fuggire dal mondo.
Il sogno dell’eterna giovinezza sempre inseguito con innesti chirurgici in plastica e crioibernazioni, mette a nudo la paura della decadenza dell’anima, l’inseguimento folle alla vita eterna.Il singolo distoglie lo sguardo, la maggior parte delle volte ignorando di vivere sotto l’ombra occulta delle società di capitale ed investimento, entità senza volto che regolano la vita dei cittadini seguendo solo la volontà del dio denaro, divinità disumana. Le regole del mercato “globale” annullano gli individui costringendoli molto spesso alla sofferenza in favore di una non ben chiara ricchezza comune.
Il Grande Satana, così viene appellato il mondo Americano dai popoli Islamici. Popoli ben lontani da quella visione di bene comune o diritti civili che dovrebbero sorgere dal profondo delle singole individualità. Il rifiuto della modernità infatti impedisce il libero sviluppo delle singole coscienze dalle quali dovrebbe sorgere in autonomia il rispetto delle regole astratte di democrazia e amore per il prossimo.
Il cittadino islamico vive in uno stato di aggregazione di coscienza, un’anima di gruppo che nega alla singola persona la sua magnificenza e la sua dignità. La differenza tra uomo e donna ne è la prova lampante. Il singolo è subordinato al gruppo, alla legge del Corano.Stiamo guardando due facce della stessa medaglia.
Il potere Occidentale globalista che, per un eccesso di zelo, è caduto nel materialismo più sfrenato, vede il singolo ormai perduto nel mondo. Il pensiero Islamico invece rallenta lo sviluppo chiudendo le personalità in loro stesse, facendole, di fatto, chiudere al mondo. Due poli opposti senza equilibrio.
Se il mondo orientale è chiuso in se stesso, non accettando differenze tra i popoli, il globalismo non riesce a distinguere le diverse visioni del mondo. I desideri, le ambizioni e le speranze, le cose in cui crede un arabo, sono estremamente diverse da quelle che prova un cittadino britannico.
C’è la necessità concreta che l’Uomo ritrovi l’amore cristiano per il prossimo, rispettando la personalità di ognuno, riconoscendo il valore sacro di ogni singolo Io sulla terra. Purtroppo ci siamo avvicinati a questo pensiero con la superiorità culturale di cui andiamo tanto fieri, il rischio di cadere nell’osceno politically correct, farcito di perbenismo, non fa altro che accentuare ancora di più le naturali diversità.
L’Occidente non è certamente nella posizione ne di predicare ne di giudicare economicamente e soprattutto eticamente gli altri popoli. Il degrado morale, i collassi finanziari e le aberrità economiche degli ultimi tempi ci mostrano il vero volto dell’Aquila Americana, materialista oltre ogni misura. Far ricadere la colpa sulla religione o il livello culturale di un popolo non ha nessun effetto se non quello di erigere barriere sempre più alte fra i popoli della Terra.
L’impressione che arriva da questa continua vessazione mediatica e propagandistica dei governi occidentali sembra nascondere un tentativo di veicolare il malcontento dei propri cittadini. Soffocati da riforme economiche fraudolente, gli occhi e le orecchie si spostano sull’Islam, il nemico della democrazia, un bersaglio semplice, uno specchio per le allodole con il quale indirizzare il disagio di tutti i cittadini disoccupati, arrabbiati, cassintegrati delle città d’occidente.
Il racconto dell’umile fellah inginocchiato a pregare nella moschea, mentre segretamente trama cospirazioni internazionali per la distruzione del mondo non ci convince affatto. Il pastore afgano che con sopraffina intelligenza usa l’arma del terrore per soggiogare il popolo del mondo è solo la storia raccontata ciclicamente dai media globalisti per sviare l’attenzione dal vero male, le lobby economiche e finanziare che con il loro meschino materialismo affliggono il mondo moderno.
Perché si esporta la Democrazia? Oggi la “guerra al terrorismo” viene mascherata da scontro per la democrazia, quando in realtà è sempre la stessa e solita storia. Guerra di conquista. Guerra per denaro. Guerra per approvvigionamento di risorse economiche ed energetiche. Il concetto di guerra umanitaria e di terrorismo è l’arma linguistica scelta dal nuovo Impero Americano, distogliendo così lo sguardo del cittadino dai veri obiettivi.
Se la chiamiamo guerra umanitaria ogni singolo Uomo ucciso sarà solo un danno collaterale per il bene della democrazia e non un omicidio. Molti vedranno in queste guerre un atto di amore per il mondo intero. La chiameranno una guerra giusta, una guerra necessaria.
Ma in una qualsiasi guerra, per il bene e l’Amore non c’è stato mai spazio e mai ci sarà.