Siria, nuovi morti: Francia e Usa pronti a intervento armato
Siria. Mentre Francia e Usa giudicando il piano di pace di Kofi Annan fallimentare lavorano ad un “piano B” in tutto il paese si registrano crescenti ondate di violenza, nelle ultime ore sono morte almeno 9 persone, con decine di feriti, nel cuore della capitale Damasco, dove da venerdì sono in corso proteste anti-regime.
Molte delle vittime sono ragazzi, su internet vari filmati amatoriali mostrano le dure e crude immagini che riprendono i corpi senza vita di adolescenti, come quello di un ragazzo, Fahed Saleh morto ad appena 15 ad Homs, città simbolo delle proteste. Saleh era stato arrestato dieci giorni fai dai militari di Assad ed è stato riconsegnato privo di vita con gravi ustioni su tutto il corpo.
Anche il ministro degli esteri italiano, Giulio Terzi, ha affermato che le violazioni del cessate il fuoco sono gravissime e che l’Italia è pronta ad inviare “un piccolo ospedale da campo con medici italiani che possano soccorrere le persone colpite da questa tragedia” e che sarà posizionato in uno dei Paesi confinanti dove sono già migliaia i siriani emigrati.
Non è bastato il piano di pace di Kofi Annan (in vigore dal 12 aprile e mai rispettato di fatto) e nemmeno l’arrivo dei primi dei 300 caschi blu dell’Onu che dovrebbero monitorare quanto accade nel paese. La repressione e le violenze continuano e cresce anche il numero di vittime: negli ultimi 13 mesi si contano almeno 9.000 persone uccise.
Così la Francia torna a farsi promotrice di un intervento armato a sostegno della primavera araba. Il ministro degli Esteri Alain Juppé dopo un’incontro con esponenti dell’ opposizione siriana al Quay d’ Orsay ha affermato: “Non possiamo accettare di essere presi in giro dal regime di Damasco. Diamo una possibilità alla mediazione Onu. Ma occorre che i 300 osservatori siano attivi sul campo entro due settimane. Se però il regime dovesse continuare a tradire gli impegni, dovremmo allora appellarci all’ articolo sette della carta dell’ Onu”, ovvero quello che prevede l’intervento armato.
Della stessa idea gli Stati Uniti che si sono detti pronti ad inviare dei primi convogli militari a ridosso del confine turco.
Proprio oggi sono state rinvenute 150 tonnellate di armi a bordo della nave diretta in Siria e bloccata dalle autorità libanesi, al suo interno vi erano Kalashnikov, granate, munizioni, uniformi ed altro materiale bellico.
Enrico Ferdinandi
29 aprile 2012