Siria: l’opposizione reclama una riunione di urgenza all’ONU

L’opposizione siriana ha reclamato giovedì una riunione di urgenza dell’ONU all’indomani di un appello lanciato da Parigi per fare pressione su una risoluzione che autorizzi l’utilizzo della forza in caso di fallimento del piano dell’emissario Kofi Annan. “Noi chiediamo una riunione di urgenza al fine di prendere una decisione e una risoluzione di urgenza per proteggere i civili” ha affermato il CNS in un comunicato, specificando che porteranno la responsabilità di quanto accade sul territorio siriano alla comunità internazionale”.
Dopo lunedì, una quarantina di civili sono periti in bombardamenti su Hama, secondo l’Osservatorio siriano dei diritti dell’Uomo (OSDH), nonostante la presenza nella città di due osservatori dell’ONU che sono riusciti a fare rispettare l’interruzione del conflitto richiesta la settimana precedente. Le violenze si sono susseguite giovedì, facendo sei morti tra le quali sei civili uccisi dalle forze del governo, due a Mareh (Nord) e altre due nella provincia di Deir Ezzor (Est), secondo l’OSDH. La stessa OSDH mercoledì ha redatto un bilancio di 27 civili uccisi dalle forze del governo. L’agenzia ufficiale Sana invece ha annunciato la morte giovedì di cinque civili, attribuite ai terroristi. Il ministro dell’informazione, Adnane Mahmoud, ha inoltre accusato dei gruppi terroristici armati ai quali il regime assimila ribelli accusati di essere responsabili di più di “1300 violazioni“. La Russia invece ha accusato l’opposizione di ricorrere a “una tattica di terrorismo”. Il generale Moustapha Ahmed al Cheickh, capo del consiglio militare dell’Armata ribella libera (ASL) si è così espresso: “La missione degli osservatori dell’ONU non sarà mai un successo dato che la natura del regime riposa su un modo di pensare sicuro”, ha affermato vedendo due soluzioni alla crisi “un meccanismo al Consiglio di sicurezza per fare crollare il regime di Assad o un intervento militare”. Di fronte alla violenze che continuano, gli occidentali hanno evocato un ricorso alla forza in caso di fallimento del piano Annan. Il ministro degli esteri francese, Alain Juppé, giudicando il piano Annan “fortemente compromesso”, ha affermato che occorre lasciare un’opportunità a questa missione “sotto la condizione di dispiegamento rapido di 300 osservatori. Per Alain Juppé, il 5 maggio, dato del prossimo rapporto di Kofi Annan all’ONU, rappresenterà “un momento di verità”. Se la missione dell’ONU non funzionerà, dovremo passare ad un’altra tappa che abbiamo già cominciato ad evocare con i nostri partner, sotto il capitolo 7 della carta delle Nazioni Unite” ha precisato. Anche Hillary Clinton, segretaria di Stato americano, ha evocato lo stesso capitolo 7, che prevede un ricorso alla forza in caso di minaccia contro la pace. La Russia e la Cina, alleati di Damas, dovrebbero una volta ancora opporsi secondo gli analisti. L’Assemblea parlamentare del Consiglio dell’Europa (APCE) ha chiesto d’urgenza all’ONU un embargo sull’importazione di armi in Siria. L’UE e la Turchia vietano già l’esportazione di armi verso questo paese. Le violenze in Siria hanno già prodotto circa 11 100 morti in più di 13 mesi in una rivolta popolare che si è progressivamente militarizzata di fronte alla repressione secondo l’OSDH.
Manuel Giannantonio
26 aprile 2012