Siria: decine di morti ma per osservatore brasiliano tregua rispettata
Ieri sono morte 60 persone 31 delle quali ad Hama nel corso di bombardamenti effettuati dall’esercito lealista. Altre vittime si contano ad Idlib, mentre donne e bambini hanno perso la vita nel villaggio di Jarjanaz
Oggi un autobomba esplosa in pieno centro a Damasco ha causato il ferimento di 3 civili. Così mentre il regime di Assad per l’ennesima volta punta il dito contro “terroristi armati” che da oltre 13 mesi a questa parte giustificano l’agire dei suoi militari.
Ricordiamo che dallo scorso 12 aprile vige un cessate il fuoco che rimane de facto rispettato solo a voce: le violenze non sono mai cessate, nemmeno con l’arrivo dei primi osservatori dell’Onu (otto si trovano a Homs, altri 292 arriveranno a giorni).
Così mentre sulla rete imperversano decine di video che testimoniano la presenza massiccia dei militari di Assad nelle città siriane, il tenente di vascello brasiliano Alexandre Feitosa, uno degli osservatori dell’Onu giunti ad Homs, ha affermato alla BBC Brasil: “Da quando siamo arrivati, abbiamo constatato che il cessate il fuoco viene mantenuto: “Abbiamo sentito appena alcuni tiri sporadici, due o tre raffiche al giorno, al massimo”. Inoltre Feitosa ha affermato di aver incontrato assieme agli altri osservatori sia alcuni membri del regime che dell’Esercito libero della Siria e che “entrambi si sono detti favorevoli alla nostra presenza nel Paese”.
Per Feitosa non c’è da preoccuparsi quindi poiché: “In alcune zone di Homs i danni causati dai combattimenti sono ingenti e non sta funzionando nulla. In almeno il 60 o 70% della città la routine sta tornando normale e scuole, moschee e negozi sono tornati a riaprire”.
Infine ha precisato che nella giornata odierna dopo aver con altri osservatori pattugliato alcune zone di Damasco e Duma ha assistito a: “manifestazioni pacifiche di entrambe le parti, ma senza violenza”.
Dichiarazioni queste che stridono con il bollettino da “guerra civile” ogni giorno diffuso da attivisti ed associazioni umanitarie.
Sta di fatto che i problemi “collaterali” sembrano solo aumentare. Difatti nel mese di aprile (anche se non ancora concluso) si conta l’arrivo di almeno 6.000 profughi siriani in Giordania dove in totale ne sono presenti oltre 12.000. il rappresentante dell’Unhcr per la Giordania, Andrew Harper ha affermato: “La Giordania è sempre stata generosa con i profughi. I Paesi vicini e quelli amici devono aiutare Amman a far fronte a questa situazione”.
Enrico Ferdinandi
24 aprile 2012