L’ISIS minaccia Gerusalemme e Roma ma perde Kobane
SIRIA — Lo Stato Islamico è instancabile nel diffondere i suoi messaggi del terrore e questa volta, attraverso il suo portavoce Abu Muhammad al Adnani, fa sapere che «i crociati vanno colpiti nel loro territorio e ovunque si trovino». I prossimi appuntamenti di questa nuova minaccia jihadista, che circola nel web con il nome Die in your rage (muori nella tua rabbia), sono Gerusalemme e Roma.
Avvertimenti e intimidazioni ricorrenti, ai quali però non si deve fare l’abitudine perché gli attentati in Francia, Australia e Belgio e il blitz nel Parlamento canadese hanno ricordato a tutti quanto sia facile colpire anche qui in Occidente e non solo in Siria.
Questa tattica terroristica sembra però giungere puntuale per tenere tutti stretti nella morsa della paura in un momento in cui lo Stato Islamico è stato costretto ad arretrare e subire sconfitte.
Concomitante infatti è arrivato l’annuncio, da parte dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, della conquista del 90% della città di Kobane da parte dei combattenti curdi guidati da Mahmoud Barkhadan. Quattro mesi di guerra porta a porta, centotrentaquattro giorni di eroica resistenza, hanno permesso di strappare la città all’ISIS, avanzando inesorabilmente fino ad arrivare ai sobborghi di Kani Erban e Maqtalah. Ora a sventolare sulla collina di Kobane è la bandiera curda, con i militanti dell’ISIS confinati in due aree nella periferia orientale; tra di loro molti sono minorenni.
Un’azione che decreta anche il successo della Coalizione anti-ISIS che, con i suoi raid concentrati proprio in zona, ha permesso di ottenere questo risultato, dopo mesi di combattimenti e almeno milleseicento morti. Nella città ora si può finalmente festeggiare.
Paola Mattavelli
27 gennaio 2015