Brittany Maynard ha deciso di morire, «oggi è il giorno che ho scelto»
PORTLAND, OREGON — Brittany Maynard è morta, e non si capisce se ad ucciderla sia stato il suicidio assistito o il glioblastoma multiforme, la forma più aggressiva e letale di tumore al cervello. Non ci sono giudizi e non ci sono commenti in questa vicenda che è paradossalmente sia privata e personalissima, sia pubblica e quindi di tutti. Nel cuore era rimasta una speranza quando la CNN aveva divulgato il video dove Brittany parlava della sua intenzione di rimandare l’eutanasia prevista per il 1 novembre, dopo aver festeggiato per un’ultima volta il compleanno del marito Dan Diaz, perché «mi sento abbastanza bene, provo ancora abbastanza gioia, mi diverto e rido ancora con la mia famiglia e i miei amici che adesso non mi sembra il momento giusto». Il tumore incurabile progrediva però, le indicibili sofferenze pure, con le cure palliative a gonfiarla, le crisi convulsive, lancinanti fitte alla testa e al collo, le parole che mancavano e persino i ricordi. Ma per un momento era sembrato che la vita fosse più forte di tutto il dolore, di tutte le intenzioni e paure. Dai che forse il Grand Canyon così «incredibilmente bello» da lasciarla senza respiro, e «le due cose che amo di più: la mia famiglia e la natura», sono riusciti a strappare qualche giorno, con il desiderio che qualcosa accadesse, che la vita non finisse. Ma lei che si sentiva peggiorare di settimana in settimana aveva avvertito, «non voglio morire, ma la realtà è che sto morendo e voglio farlo alle mie condizioni e con dignità». Si era trasferita in Oregon da San Francisco Bay per questo, e con lei la sua famiglia, marito, madre, patrigno e migliore amica, che l’hanno seguita non solo in uno dei cinque stati (gli altri sono Washington, Montana, Vermont e New Mexico) dove la legge consente il suicidio assistito, ma anche nei suoi viaggi fatti prima di morire, fino all’ultimo, quello definitivo. La madre, Debbie Ziegler, aveva dichiarato che «non è il mio compito dirle come vivere, né come morire. L’unica cosa che posso fare è starle vicino in tutto questo», e l’ha fatto; era lì con lei, nella sua nuova casa a Portland, con il resto della famiglia e l’amica più cara, un medico, quando Brittany ha ingerito i farmaci letali, prescritti in seguito ad una visita medica che l’aveva ritenuta idonea per la «morte con dignità» (Death With Dignity Act). L’ultimo saluto pubblico su Facebook: «Addio a tutti i miei cari amici e alla mia famiglia, che amo. Oggi è il giorno che ho scelto per morire con dignità di fronte alla mia malattia terminale, questo terribile cancro al cervello che si è preso così tanto di me, e che si sarebbe preso ancora di più. Il mondo è un posto bellissimo, i viaggi sono stati i miei più grandi maestri, i miei amici più stretti e i miei parenti sono i più generosi e altruisti. Ho tante persone attorno a me persino adesso, mentre scrivo… addio mondo. Diffondete energie positive. Siate generosi, pagate in anticipo per restituire ad altri il bene che ricevete».
Theodore Roosevelt diceva: «Fai quello che puoi, con quello che hai, nel posto in cui sei», e Brittany questo ha cercato di fare quando era in vita, dopo lo shock tremendo di sentirsi dire, a ventinove anni, che ti rimangono sei mesi di vita, quando credi di avere anni e anni davanti: «La prima cosa che ti viene in mente quando ti dicono che ti rimane poco tempo è cosa devi dire a tutte le persone che ami». Ma «dopo mesi di ricerche, insieme alla mia famiglia ho raggiunto una straziante conclusione» perché «non esiste una cura che mi salvi la vita, e le cure consigliate avrebbero distrutto il tempo che mi era rimasto». Ed è morta proprio come aveva annunciato, «al piano di sopra, nel letto che condivido con mio marito. Morirò serenamente, con della buona musica di sottofondo. Non riesco neanche a spiegarvi il sollievo che provo nel sapere che non devo morire nel mondo in cui mi è stato detto: divorata dal mio cervello. Spero di godermi tutti i bellissimi giorni che mi restano da vivere su questa magnifica terra. Stando il più possibile all’aperto, circondata dalle persone che amo. La ragione per considerare la vita come un valore è non lasciarsi scappare le cose importanti. Vivere il presente, cosa ha valore per te, cosa conta veramente. Seguite questo e dimenticate il resto». Non è però possibile dimenticare che chi ha detto queste parole ora non ci sia più.
Paola Mattavelli
3 novembre 2014