Siria, emergenza a Idlib e Homs: 250 morti in due giorni
Dopo lo sterminio di 111 abitanti nel nord della Siria ad opera delle forze militari di Damasco oggi sono continuati gli scontri fra esercito e manifestanti. Altre 22 persone hanno perso la vita in combattimenti divampati oggi a Dael, nella provincia meridionale siriana di Deraa. La provincia di Deraa è la “culla dell’insurrezione contro il regime di Assad, secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani sono morti nel corso degli scontri un civile, quindici tra militari lealisti e agenti delle forze di sicurezza e sei disertori. Inoltre decine di altri civili sono stati feriti, molti di essi gravemente da corpi di mitragliatrice.
Negli ultimi due giorni le vittime della repressione sono 250 circa.
Ma non sono i numeri ma la situazione arrivata al limite che ha spinto quest’oggi il Consiglio nazionale siriano (Cns) a chiedere una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu “per discutere dei massacri in corso nelle regioni siriane di Idlib e Homs – per far sì, (si legge in una nota del Cns) che queste zone siano dichiarate – zone sicure sotto protezione internazionale e dalle quali si devono ritirare le forze del regime di Damasco”.
Oggi anche la Francia è tornata a fare pressione all’Onu ma soprattutto alla Russia per far si che si accelerino i negoziati sul progetto di risoluzione nei confronti del regime di Bashar al-Assad.
Il governo francese ha definito quello in atto negli ultimi due giorni in Siria un “massacro senza precedenti”.
Intanto per domani “sarebbe” previsto l’arrivo dei primi tre osservatori della Lega Araba: per saperne di più leggi questo articolo Siria, repressione: esercito uccide 111 civili
Aggiornamento delle ore 23:20
L’inviato del Daily Telegraph a Damasco ha raccontato di una rivolta dei disertori a Douma, una delle citta’ satellite della capitale siriana, queste le parole di uno degli attivisti: “Possiamo colpire anche il Palazzo presidenziale”.
Lo scenario raccontato è incredibile, barricate, corrente staccata e spari di proiettili da ogni parte, non appena i manifestanti urlano “Assad vattene” i militari del regime sono pronti ad aprire fuoco così i residenti di Douma hanno inchiodato finestre e porte per evitare di esser feriti.
Un gruppo di uomini armati facenti parte dell’Esercito siriano libero sta offrendo aiuto ai dimostranti. il capo militare del ‘Battaglione Damasco’ dell’Esl ha dichiarato al Deily Telegraph che a Damasco e dintorni ci sono: “oltre 2.000 uomini armati. : cerchiamo di impedire le operazioni dell’Esercito. Domenica volevano annientare un network di attiviste, siamo riusciti a impedirlo”. L’attivista ha poi lanciato un messaggio ad Assad: “Possiamo colpire anche il Palazzo presidenziale”.
di Enrico Ferdinandi
21 dicembre 2011