Iran, il Gruppo dei Sei aspetta risposte sul nucleare
“L’Iran ha un’occasione storica per rispondere alle tante domande sulla sua attività militare nucleare. Dovrebbe coglierla”. Queste le parole del direttore generale dell’Aiea (all’Agenzia Internazionale per l’energia atomica dell’Onu), Yukiya Amano, che ha così commentatoil rapporto trimestrale sul nucleare iraniano reso noto la scorsa settimana.
Risposte che in molti attendono. Quest’oggi intanto si sono riuniti i vertici del “gruppo dei sei”, ovvero Stati Uniti, Cina, Russia, Gran Bretagna, Francia e Germania, tutte nazioni coinvolte nelle discussioni sul programma nucleare di Teheran, per dialogare sulle eventuali azioni che si potrebbero intraprendere contro l’Iran.
Da una copia del testo redatto dal “gruppo dei sei” è emersa: “una profonda e crescente preoccupazione circa le questioni irrisolte riguardanti il programma nucleare iraniano, comprese quelle che devono essere chiarite per escludere l’esistenza di eventuali dimensioni militari”.
Il direttore generale dell’Aiea, Yukiya Amano, ha dichiarato: “I nostri tecnici hanno messo in fila una grande quantità di informazioni raccolte negli ultimi anni. Si tratta di notizie ottenute da 10 stati diversi, Iran compreso, ma poi confermate da fonti indipendenti. Per questo l’Agenzia ritiene che tali informazioni sono, nel complesso, credibili. Tutte indicano che l’Iran ha svolto attività rilevanti per lo sviluppo di un ordigno esplosivo nucleare. Di fronte a indizi così forti e convergenti era mio dovere allertare il mondo. Tenerli nascosti sarebbe stato assurdo”.
Ricordiamo ai nostri lettori che la maggior parte degli stati facenti parte dell’Onu si sono detti favorevoli ad agire con pene severe nei confronti dell’azione dell’Iran, solo Russia e Cina si sono dette contrarie e fin ora hanno “difeso” lo stato mediorientale.
L’altro “fuoco” mediorientale che in questi ultimi mesi sta facendo preoccupare a causa della forte repressione nei confronti dei cittadini è la Siria. Da quasi nove mesi è in atto una violenta “soppressione” nei confronti di rivoltosi che manifestano contro il regime di Assad, circa 3.000 le vittime fin ora. La Siria ha quest’oggi dichiarato di non voler accettare ispezioni da parte dell’Aiae.
di Enrico Ferdinandi
17 novembre 2011