Se la Grecia esce dall’euro: prospettive e conseguenze
L’uscita della Grecia dall’euro è un’ipotesi tutt’altro che scongiurata. Negli ultimi giorni è partita la tombola dei numeri sulla probabilità del cosiddetto Grexit, termine sempre più speso dai media e che sta ad indicare l’uscita di Atene dall’euro. Un Paese, la Grecia, che fa registrare solo lo 0,4% del Pil globale, ma su cui sono puntati i riflettori di tutto il mondo. Il motivo? Semplice: un’eventuale uscita dall’euro comporterebbe delle conseguenze negative che si ripercuoterebbero sull’intero assetto economico e politico dell’Occidente.
Il Grexit può costare all’economia internazionale 1000 miliardi di euro, o forse anche di più. È la Federazione internazionale delle banche a prevederlo, addirittura ritoccando al rialzo le previsioni sui costi che l’uscita della Grecia dall’euro comporterebbe per l’economia globale. Lo stesso presidente della Federazione, Charles Dallara, ammette che quest’ultima prospettiva non è affatto distante dalla realtà: “Molti in Europa pensano realmente che la Grecia possa uscire dalla moneta unica europea”. Dallara, inoltre, ricorda che l’esposizione della Bce verso i debiti greci è due volte maggiore rispetto al capitale della stessa banca centrale.
Sull’uscita della Grecia, però, nonostante i molti timori e le tante previsioni negative, non c’è ancora nulla di assolutamente scontato. Neanche gli addetti ai lavori, coloro che albergano ai piani alti della politica e che mantengono le redini dell’economia europea, sono in grado di dare certezze e prospettare un’ipotesi sicura. Ciò che invece è facilmente calcolabile è l’altissimo costo di uscita che la Grecia sopporterebbe. Secondo Michael Saunders Citigroup, in caso di uscita di Atene dall’euro, la dracma, che sostituirebbe la moneta unica, subirebbe una svalutazione del 60%.
Alla svalutazione della moneta greca si accompagnerebbero molti altri fattori negativi che farebbero sprofondare la Grecia nell’oblio più assoluto. Uno fra tutti, il possibile collasso del sistema bancario, generato dal fatto che l’incertezza sulla nuova valuta (svalutata) genererebbe una vera e propria corsa agli sportelli, con conseguente deflusso di capitali verso l’estero. Nel lungo periodo, inoltre, l’adozione di misure protezionistiche dei Paesi europei, atti a difendersi commercialmente dalla Grecia, comporterebbe lo stallo delle esportazioni greche.
Come ulteriore conseguenza, il Grexit rischierebbe di produrre un effetto domino, trascinato dalle ondate di speculazioni, e la creazione di un precedente pericoloso. In sintesi, i costi di uscita sarebbero insostenibili. Si spera, come affermato da Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, “che alla fine prevalga il buon senso e la Grecia resti nell’euro”.
Giuseppe Ferrara
28 maggio 2012