L’Ocse promuove l’Italia: sale il Pil e scende l’inflazione
“L’economia mondiale a una svolta”, questo il titolo scelto per le Prospettive economiche intermedie dell’OCSE, pubblicate mercoledì 25 settembre a Parigi. Ed in questa trama dalle speranzose fila, a proprio agio si pone l’Italia che nell’Eurozona supera, con lo 0,8%, la crescita media del Pil che dovrebbe raggiungere lo 0,7% nel 2024. Il quadro si completa volgendo uno sguardo all’anno venturo, per il quale si stima una crescita che si pone anche sopra al 2023, dell’1,1% per l’Italia e del più favorevole vento europeo con l’1,3%. L’Organizzazione con sede a Parigi rassicura ulteriormente l’economia europea, pronosticando come la stessa verrà sostenuta dalla “ripresa dei redditi reali e da un miglioramento della disponibilità del credito”. Coerente dunque il quadro europeo con l’andamento generale dell’economia, che vede il Pil mondiale stabilizzarsi al 3,2% nel 2024. In un contesto critico come lo scenario mondiale post pandemico, passando per l’Europa ed arrivando per approssimazioni successive al territorio nazionale, il rapporto OCSE si pone come conferma di una strada, certo irta, ma evidentemente corretta. Uno sguardo all’Italia viene dedicato anche da Alvaro S. Pereira, capo economista dell’Organizzazione, che nel riconoscere il buon andamento, con “crescita molto vicina al potenziale”, ricorda di seguire la rotta della prudenza di Bilancio, trovare efficienze sulla spesa, abbassare le esenzioni e ampliare la base imponibile. Passando poi al vicino, ma distinto, versante dell’inflazione, le Prospettive prendono atto di una importante riduzione dell’indice di svalutazione monetaria, con un calo che porta l’Italia dal 5,9% del 2023, al 2,2% del 2025, passando per l’1,3% del 2024. Bene anche l’intera zona euro, con una riduzione costante pronta a sfociare nel 2,1% nel corso del prossimo anno. È in questa prospettiva che il Segretario Generale OCSE strizza l’occhio alla politica monetaria europea, precisando che “bisognerebbe proseguire la riduzione dei tassi, anche se il ritmo e la portata dei tagli dovranno adattarsi in funzione dei dati disponibili ed essere accuratamente valutati in modo da garantire che le tensioni inflazionistiche latenti vengano contenute in modo duraturo”. Evidente e consolatoria dunque la prospettiva recessiva dell’inflazione, senza però trascurare che, a fronte della debolezza inflazionistica relativa ai beni, permangono tensioni su costi e prezzi in numerosi settori legati ai servizi. Di qui la necessità che l’inflazioni cali nel terzo settore di almeno un punto percentuale, in numerose economie, condicio sine qua non per riportare l’inflazione latente a tassi compatibili con gli obiettivi. Un intervento, quello dell’OCSE, che corregge in positivo, seppur di poco, la crescita economica per quest’anno. L’organizzazione non manca però di ricordare come “rischi importanti” gravino ancora sull’economia mondiale, in virtù del “persistere delle tensioni geopolitiche e commerciali potrebbe avere sempre maggiori ripercussioni negative sull’investimento e far crescere i prezzi delle importazioni”.
Articolo a cura di Alessandro Maurizi