Venti favorevoli per l’economia italiana
Dopo anni di fischi finalmente piove qualche rosa sul palco dell’economia italiana: lo conferma l’ultimo report del Centro Studi Confindustria, il quale evidenzia che la crescita italiana continua anche nel terzo trimestre del 2024, proseguendo sulla buona scia intrapresa seppur con un leggero calo nella sua propulsione.
Il miglioramento dell’economia è lento ma costante se si guarda a un quadro complessivo della situazione: peggiora l’export, che risente della flessione accusata da tutta l’Unione Europea, la quale registra un -2,1% nel trimestre estivo.Inoltre calano leggermente i servizi, mentre l’industria smette di arretrare.
Le imprese stentano ancora nella fiducia sui mercati, ma è difficile biasimarle a fronte della situazione globale, infatti, mentre l’Italia traccia la rotta di un’economia in ripresa, l’Eurozona appare sempre più debole agli occhi degli investitori. Complice il bilancio tragico risultante dal report Draghi, e così, ancora una volta, il Vecchio Continente sembra perdere l’occasione di assumere la posizione centrale che meriterebbe, nonostante le contemporanee difficoltà mostrate da Cina e Stati Uniti.
Il prezzo del gas europeo è aumentato del 17,2%, mentre sembra di poca consolazione il calo del prezzo del petrolio, tanto che Confindustria stessa avverte “entrambi i prezzi sono più alti rispetto ai livelli del 2019. Il gas più caro alzerà i prezzi dell’elettricità per famiglie e imprese, agendo negativamente sull’inflazione”; di contro, il taglio dei tassi, per inciso poco coraggioso, effettuato finalmente dalla BCE, potrà a suo modo permettere un aumento dei consumi e degli investimenti, ma questo, nell’economia globalizzata, non è più sufficiente se ogni Paese non fa i compiti a casa.
La disoccupazione comunque cala ancora, segnando il 6,5%, record più basso registrato dal 2008, anche se gli inoccupati smettono di diminuire.
Infine, per quanto riguarda l’inflazione, in luogo di una media UE al +2,2%, l’Italia realizza “solo” il +1,1%, dimezzando il risultato della Francia e dando 0,9 punti percentuali di scarto alla locomotiva tedesca: non è tutto oro quel che luccica. La crescita a diverse velocità sicuramente non aiuta i buoni risultati portati dalla nostra economia, soprattutto se ad essere meno bravi sono stati i Paesi abituati a fare il pesce grosso. Loro quindi non accettano di buon grado la posizione subalterna, come segnala bene la politica ostile della Germania all’espansione italiana entro i suoi confini. L’unico vero monito su cui la politica interna potrebbe e dovrebbe agire sin da subito è quello del Codacons, che, nella persona del presidente e fondatore Carlo Rienzi, segnala “dopo i maxi rincari che si sono abbattuti sulle vacanze estive e le nuove spese che attendono i consumatori in autunno, a partire da quelle per la scuola, ribadiamo l’invito al Governo a studiare misure specifiche tese a difendere il potere d’acquisto delle famiglie e sostenere i consumi, che sono il vero motore della nostra economia”. Ultima dimostrazione di un punto su cui poter intervenire subito, senza dover attendere i risvolti internazionali e guardando con coraggio negli occhi a un tessuto sociale per troppi anni dimenticato dalla politica.
Articolo a cura di Francesco Di Filippo