I BRICS si allargano: il dollaro nel mirino

Emergono interessanti novità dalla quindicesima edizione del Forum Brics, tenutasi in Sudafrica dal 22 al 24 agosto 2023. I temi discussi sono stati molteplici e sono riuniti in ben 94 punti del report finale. Sicuramente, la notizia che ha attirato di più l’attenzione, anche tra i non esperti di geopolitica, è l’invito esteso ad altri sei paesi ad entrare nei BRICS. Egitto, Iran, Etiopia, Argentina, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, sono questi i nomi dei sei paesi entrati in lizza, tra i 22 che avevano formalmente proposto di accedere all’organizzazione. Ma quali sono le caratteristiche comuni e gli ideali condivisi da queste 11 potenze economiche? E perché l’Occidente teme gli effetti di una possibile de-dollarizzazione?
I Brics tra ideali condivisi e contrasti interni
L’acronimo BRIC è stato coniato nel 2001 da Jim O’Neill, economista di Goldman Sachs, e intende il raggruppamento delle economie di Brasile, Russia, India e Cina. A partire dal 2010, con l’entrata del Sudafrica, si parla di BRICS. Un primo importantissimo passo nell’istaurazione di relazioni importanti tra questi Paesi è stato segnato a settembre del 2006, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York: i ministri degli Affari Esteri provenienti dal Brasile, dalla Russia, dall’India e dalla Cina si sono incontrati per la prima volta informalmente. Il primo vertice di rilievo ha successivamente coinvolto i leader dei quattro Stati a Toyako, in Giappone, nel mese di luglio del 2008, in concomitanza con il summit del G8. Questo incontro ha rappresentato un’ulteriore pietra miliare nel processo di consolidamento dei legami tra le nazioni coinvolte. Da quel momento in avanti, si è stabilita una tradizione di incontri annuali, inaugurata con il summit di Ekaterinburg, in Russia, nel 2009. In questa occasione, è stata redatta una dichiarazione che ha evidenzialo la necessità di un nuovo ordine mondiale caratterizzato da un equilibrio multipolare e da maggiore equità.
Dunque, i presupposti alla base di questa organizzazione partono da una riflessione comune e quanto più condivisibile: la gestione dei rapporti internazionali è ancorata agli ormai superati equilibri del secondo dopoguerra e penalizza le economie in via di sviluppo, a favore, invece, delle potenze occidentali – primi tra tutti Unione Europea e USA. I BRICS hanno il vantaggio di rappresentare quasi la metà della popolazione mondiale e hanno ormai superato il PIL dei paesi del G7. Come ha precisato il presidente brasiliano Lula, con l’ingresso dei nuovi Stati, i BRICS rappresentano il 36% del PIL mondiale e il 47% della popolazione dell’intero pianeta. Tuttavia, ci sono degli interessi contrastanti tra le varie nazioni. Basti pensare alla storica rivalità tra Cina e India o di come, nonostante l’India consideri la Russia un affidabile fornitore di armamenti e risorse petrolifere, a mancare sia una partnership strategica tra di loro. La Russia è chiamata a rispondere delle conseguenze disastrose dell’invasione dell’Ucraina per molti anni a venire: questo evento la lascerà in una condizione di maggiore debolezza. Inoltre, è da tenere in considerazione anche la reputazione internazionale del leader Putin. Ad ogni modo, bisognerà attendere anche l’ingresso delle sei nuove nazioni per osservare i risvolti interni.
La proposta di una moneta unica metterà in crisi il dollaro?
A spingere verso l’introduzione di una moneta unica per gli scambi commerciali tra i membri BRICS al congresso di Johannesburg è stato Lula, presidente brasiliano. L’introduzione di tale valuta non andrebbe a sostituire le monete dei vari Stati, bensì interverrebbe solo nelle relazioni commerciali, sopperendo così all’innegabile necessità di ricorrere ad una terza moneta, il dollaro nella maggior parte dei casi. Da alcune voci di corridoio pare che il nome della moneta BRICS sia R5, dalle iniziali delle valute dei 5 Stati originariamente membri, real, rublo, rupia, renminbi e rand. È chiaro che l’introduzione di questo strumento potrebbe comportare ad una perdita di valore per il dollaro nel panorama commerciale internazionale. Che sia questo il primo passo per estirpare potere dalle mani degli Stati Uniti? Non resta che attendere i prossimi risvolti.