La tassa sugli extraprofitti delle banche sotto la lente: tra riequilibrio e perplessità
È uno degli hot topics degli ultimi giorni, il controverso articolo del Financial Times l’ha definita “la gaffe del governo che rischia di danneggiare la reputazione dell’Italia”: la tassa sugli extraprofitti delle banche, annunciata a sorpresa lunedì 7 agosto con l’approvazione del Decreto Omnibus, desta parecchi dubbi e preoccupazioni.
Sulla falsariga delle già attuate misure di tassazione degli extraprofitti delle società energetiche, l’intento del governo, stavolta, è quello di ridimensionare la marginalità di profitto ottenuta dall’escursione tra tassi passivi e tassi attivi adoperati dalle banche. Il gettito previsto dai tecnici del governo è di circa 3 miliardi di euro.
L’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse
In risposta all’inflazione crescente, la Banca Centrale Europea ha varato un aumento deciso dei tassi di interesse e ciò ha implicato una contrazione dell’economia. L’interesse fisso è stato incrementato dallo zero al 4,25%, mentre il tasso applicato ai depositi presso l’istituzione centrale è passato dall’area negativa al 3,75%. In parallelo, il tasso relativo alle operazioni di rifinanziamento marginale è stato innalzato al 4,50%. Queste variazioni hanno influito parecchio sull’andamento delle rate dei mutui, che hanno conosciuto un aumento (stando ai più recenti dati emessi dalla Banca d’Italia, il tasso si attesta al 4,65%). Il costo dei finanziamenti è conseguentemente aumentato ma questo rialzo non ha impattato i tassi erogati dalle istituzioni bancarie ai loro clienti. L’escursione tra i tassi passivi, ovvero quelli addebitati ai clienti per mutui e prestiti, e i tassi attivi, che invece le banche corrispondono ai correntisti, comunemente noto come “margine di interesse”, ha raggiunto in questa situazione una notevole eccessiva ampiezza. Ed è proprio questo “margine ingiusto” – com’è stato definito dalla Premier Meloni- che si intende tassare. Non è infatti un caso che gli utili delle principali banche italiane abbiano registrato un incremento del 30% rispetto al 2021.
Come funziona la tassa sugli extraprofitti delle banche
Nel novero delle windfall taxes, ossia quelle imposte il cui presupposto oggettivo è la realizzazione, in circostanze straordinarie, di extraprofitti da parte di aziende di un determinato settore, l’imposta straordinaria prevede un’aliquota del 40% da applicare sul maggior valore del margine di interesse registrato nel 2022 che superi di almeno il 5% il margine di interesse ottenuto nel 2021. Per il 2023 si considera il maggior valore che eccede per almeno il 10% il margine di interesse realizzato nel 2022.
Timore per un possibile aumento dei costi bancari
Dall’ultimo Report di Banca d’Italia si evidenzia una crescita della spesa di gestione dei conti correnti a 3,8 euro, che porta complessivamente il costo medio annuo a circa 95 euro a cittadino e sono previsti rincari fino a 105 euro annuali per il prossimo biennio.
La preoccupazione principale dietro l’introduzione della tassa sugli extraprofitti delle banche, infatti, è proprio l’aumento dei costi di gestione di conti correnti e carte per i consumatori. Se è, da un lato, del tutto ragionevole cercare di evitare che le banche realizzino extraprofitti sulla pelle della collettività, dall’altro, tuttavia, bisognerebbe chiedersi se la tassazione sia l’unica strada percorribile. Perché se di fronte all’introduzione di un’imposta, le banche dovessero attuare costi ancora più elevati verso i consumatori finali, allora bisognerebbe interrogarsi sul fondamentale ruolo che gioca l’autonomia degli istituti finanziari nel contesto del tanto citato libero mercato. Mentre la tassa sugli extraprofitti potrebbe rappresentare un primo passo, sarebbe auspicabile un dialogo aperto tra governo, istituti bancari, enti regolatori e organizzazioni di tutela dei consumatori per individuare soluzioni che garantiscano una maggiore trasparenza, una concorrenza sana e un trattamento equo dei cittadini di fronte a tematiche importanti come la concessione di un mutuo per la prima casa.