Novantenne ed essere un bambino…Il meglio di Picasso a Genova
Picasso Picasso Picasso… il meglio del Museo Picasso di Parigi, le opere particolarmente amate e da cui non si separò mai, è approdato a Genova. Palazzo Ducale prosegue cosi il cammino iniziato con quella mostra che fu straordinaria dal titolo “Dagli impressionisti a Picasso”, presentata nel 2015 che presentava o i capolavori del Detroit Institute of Arts: Van Gogh, Gauguin, Monet, Cézanne, Degas, Renoir, Matisse, Modigliani, Kandinsky, Picasso”… già Picasso, onnipresente nel mio immaginario, non credevo mi riservasse ancora emozioni e sorprese.
Non ho fatto a tempo a varcare la soglia che sono stata immediatamente smentita da un dipinto che si libra alto sopra tutti gli altri, che pure hanno quell’impronta inconfondibile, la sua “cifra” una delle componenti essenziali del suo inarrestabile successo: la riconoscibilità nella diversità.
“Il Pittore e il Bambino” è “fuori concorso” ed è dotato di una forza dirompente, impossibile descrivere la ridda di emozioni che mi ha suscitato, posso solo suggerire di trovare il tempo di vederlo. “Dipingo come gli altri scrivono le loro autobiografie – diceva Picasso – I miei quadri, finiti o no, sono le pagine del mio diario”.
Aveva un caratteraccio, è noto, ma si sa il “sacro fuoco” obbedisce a regole diverse, ma per converso era estremamente socievole, le sue case-bazar, data la quantità di opere tra le sue e quelle di altri pittori ivi accumulate, erano un porto di mare grazie al via vai degli amici. Incontenibile come tutti i geni viveva intensamente non ponendosi limiti in nessun campo. Era solo un bambino quando il padre, artista anch’esso, gli affidava il pennello per i dettagli dei suoi dipinti. L’accademia fu il logico porto in cui approdare.
La solida preparazione conseguita gli permise di inventarsi infinite variazioni sul tema fino ad intraprendere una strada che resta inedita. La scoperta dell’iconografia africana, che gli apre un mondo, aprendogli strade sconosciute, lo spingerà a dipingere una sorta di extraterrestri o figure abbozzate, stralunate dalla morfologia in qualche modo geometrica, in un’epoca in cui furoreggiava il liberty. Non solo… È stato anche in grado di imporre questa la sua visione rivoluzionaria.
Grande uomo di marketing creò una necessità dal nulla, basta vedere l’incredibile quantità di ritratti delle signore parigine. Mi pare di vederle e di ascoltare il loro brusio, alimentato dal “must”di entrare nella sua galleria di ritratti… un effetto domino che ha sicuramente contribuito a creare la sua fama. L’ottimo allestimento di Palazzo Ducale pone in risalto la sequenza di questi ritratti, eseguiti negli anni Trenta e poi una nuova serie negli anni Cinquanta, rivoluzionari come i dipinti quadrati di piccole dimensioni dedicati al suo rapporto con il mare: il Mediterraneo. Il grande lago è il vero protagonista di questa mostra, e di quelle previste nei prossimi due anni, come vedremo più avanti, che grazie al coordinamento tra 60 istituzioni, si inseriscono nell’ampio progetto “Picasso-Méditerranée”.
Anche questa volta intelligenti e puntuali le legende accompagnano il visitatore presentando questo personaggio non certo facile, eccessivo sempre , divorato come tutti gli artisti, quelli veri, dal daimon. L’arte era il suo sistema di vita, per questo la sua casa, o meglio le sue case erano soprattutto studi, dove lavorava incessantemente, interrotto forse dal viavai dei suoi amici pittori che contribuivano ad arricchire la fucina dislocata in più contenitori, innescando, grazie al confronto obbligato, una spirale di crescita.
Che ora è sotto i nostri occhi.
A sottolineare la sua socialità le rare fotografie dell’atelier del Bateau-Lavoir a Parigi, che documentano gli studi per le “Demoiselles d’Avignon”, che sono anche testimonianza dell’intensa vita del periodo di Montmartre in Rue des Grands-Augustins dove vive in compagnia di Dora Maar, dando scandalo data la giovane età della fanciulla, e delle decine di ritratti della donna che tappezzano i muri dell’atelier in tutte le sue case, La Californie a Cannes, i ritratti fotografici dei figli Claude e Paloma, nel mas di Notre-Dame-de-Vie a Mougins, dove posa insieme alle sue opere, in casa come in giardino. Studi/ abitazioni. Brassaï li. definisce un “bazar” ma sono i bazar di un attento conservatore museale che ama l’arte nella sua totalità, dai maestri antichi ai contemporanei!
La mostra, curata da Coline Zellal, conservatrice del patrimonio del Museo Picasso di Parigi è promossa da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Comune di Genova e Regione Liguria, e organizzata da Mondomostre Skira in collaborazione con il Museo Picasso di Parigi, e si inserisce nell’ampio progetto “Picasso-Méditerranée” un progetto intelligente che fa della cultura strumento di unione e di coesione, mirato com’è rinsaldare i legami tra i Paesi che si affacciano sulle sponde di questo nostro Mediterraneo in affanno.
Mi piace concludere il mio flash con questa sua riflessione, che esprime quando orami la maggior parte della sua vita era ormai alle sue spalle.
“La mia pittura è solo il primo passo di un lungo cammino. Si tratta unicamente di un processo preliminare che dovrà svilupparsi molto più tardi. Le mie opere devono essere viste in relazione tra loro, tenendo sempre conto di ciò che ho fatto e di ciò che sto per fare”.