Giardini su tela, giardini sullo schermo
Comincio a pensare che il corpo umano non sia composto principalmente di acqua, ma di costanti lamentele e pietismi vari che a loro volta ci portano a storcere il naso davanti alle più piccole difficoltà: per quanto siano evidenti alcuni limiti e problemi di oggi, ci sono anche dall’altro lato della medaglia, tante tantissime piccole e grandi soddisfazioni e quelle che più generalmente possono rientrare nella categorie delle “cose belle”. Non solo oggetti ovviamente, ma idee, progetti, talenti, innovazioni, pensieri. Quando poi si accoppiano queste luminose caratteristiche alla riscoperta del passato, il risultato è quasi sicuramente da 10 e lode, proprio perché oggi siamo dotati di strumenti così potenti (che anche solo 10 anni fa ci potevamo solo sognare) da permetterci di scavare nell’antico e curiosare ancora di più, arricchendo il nostro animo e la nostra mente. Chi mai ad esempio, avrebbe pensato che ci sarebbe mai stata la possibilità di vedere una mostra di quadri.. al cinema? Ebbene sì, oggi si può fare anche quello: la mostra che si trasforma in documentario, o il documentario che diventa mostra. Al di là delle trasformazioni, quello che conta di più è che noi pubblico amante del cinema possiamo goderci, comodamente seduti in poltrona davanti allo schermo del nostro cinema preferito, un susseguirsi di colori e forme, spiegati e commentati da esperti dell’arte. Ed è così che arriva nelle sale italiane “Il Giardino degli Artisti – L’Impressionismo Americano”, solo per due giorni e precisamente il 9 e il 10 maggio. Nexodigital distribuisce nuovamente un piccolo miracolo della pellicola, insieme al contributo fondamentale del regista Phil Grabsky e alla collaborazione con Sky Arte HD e Mymovies.it, che racconta le vicende dell’Impressionismo americano e del suo rapporto con il Garden Movement, fiorito tra 1887-1920. Entrambi i movimenti hanno risposto al rapido cambiamento sociale causato dall’industrializzazione americana, che stava infatti spingendo l’emergente classe media a cercare rifugio in periferia, dove nel tempo libero era possibile coltivare piccoli e grandi giardini privati. Quella tra arte e giardini è sempre stata e sempre sarà una storia d’amore fatta di tira e molla, dunque straordinaria ed imperitura, che ebbe inizio in un piccolo paesino francese, Giverny, che ammaliò Claude Monet a tal punto da trasformarsi in fonte principale di ispirazione per decine e decine di pittori del suo tempo.
I protagonisti del film sono quindi artisti come Mary Cassatt, la pittrice che fu amica di Degas e Monet, la quale trasformò il tema delle donne e della maternità in uno dei temi chiave delle sue tele; ma si parlerà anche di Philip Leslie Hale, che fu anche scrittore e insegnante e dipinse The Crimson Rambler, l’olio su tela protagonista del poster del documentario; e infine si scoprirà qualcosa anche di John Singer Sargent, nato a Firenze durante un soggiorno dei genitori in Italia e divenuto pittore cosmopolita oltre che ritrattista tra i più importanti dell’Ottocento americano. Accanto ad essi trovano spazio anche i Ten American Painters, l’associazione formata da 10 pittori che nel 1897 diedero le dimissioni dalla “Società degli artisti americani” per dedicarsi a una nuova forma artistica in cui i parchi e le strade di New York, Chicago e Boston venivano ritratte come Monet e gli altri avevano fatto con il Bois de Boulogne e il bosco di Fontainebleau.
Un modo per riscoprire alcuni artisti di cui poco si parla, degni dello stesso interesse e di nota rispetto ad altri il cui nome salta subito in mente e anche un motivo in più per essere contenti dei nostri giorni, le cui innovazioni soprattutto ci permettono queste piccole quanto grandi opportunità legate alla cultura.
Rebecca Cauda