Intervista a Diletta Giuffrida – SkyTg24: la passione per il giornalismo
Umberto Eco ha definito il giornalista come uno storico del presente, definizione poi ripresa anche da uno dei reporter più importanti dei giorni nostri, il polacco Ryszard Kapuscinski che in uno dei suoi scritti ha sottolineato il fatto che il giornalista è uno storico e “ciò che egli fa è ricercare, esplorare, descrivere la storia nel suo farsi. Avere un sapere e un intuito da storico è una qualità fondamentale per ogni giornalista”.
Il mondo dell’informazione è oggi in continuo mutamento. Il digitale ha totalmente destabilizzato l’ambiente della carta stampata che sopravvive ancora per una certa autorevolezza che ha conquistato nei secoli. Il giornalista deve essere mosso dalla passione, dalla curiosità e dai valori sacri della sincerità, onestà e imparzialità. Un giovane che oggi vuole fare questo mestiere deve avere molta pazienza e deve saper aspettare.
Diletta Giuffrida, giornalista di SkyTg24, per esempio, ha saputo attendere il momento giusto e approdata a Roma dalla Sicilia ha inseguito e raggiunto il suo obiettivo e sogno più grande.
Diletta, arrivi dalla Sicilia, una regione bellissima ma che offre davvero poco dal punto di vista lavorativo e soprattutto nel mondo del giornalismo. Come hai affrontato la distanza dalla tua terra di origine durante gli anni dello studio?
“Non è stato particolarmente traumatico allontanarmi dalla Sicilia perché ho sempre amato viaggiare. Cambiare non è mai stato un problema, anzi nel cambiamento trovo spesso nuovi stimoli. Sono andata via da Catania a 18 anni per frequentare l’università a Roma. Cambiare città ha significato cambiare vita per seguire un sogno, per inseguire ciò che davvero desideravo. Non è stata una rinuncia. La lontananza dagli affetti invece, quella sì mi è pesata. Per fortuna esistono i telefoni e anche Skype!!!”
Il giornalismo è sempre stato per te un sogno nel cassetto oppure è stata un’idea maturata negli anni?
“Il giornalismo è sempre stato un pallino. Da ragazzina scrivevo tanto: poesie, novelle.. Amavo raccontare. Poi è venuto il momento dei giornalini scolastici e di quelli universitari. La strada del giornalismo l’ho scelta e perseguita tappa dopo tappa, l’obiettivo è sempre stato molto chiaro”
Raccontaci come sei entrata a far parte del mondo del giornalismo
“Volevo entrare in una grande testata e l’unico modo che avevo, non avendo agganci né conoscenze, era entrando in una scuola di giornalismo. Dopo aver partecipato alle selezioni sono stata ammessa all’Istituto per la formazione al giornalismo ‘Carlo De Martino’ di Milano (scuola dell’Ordine – gratuita – che purtroppo oggi non esiste più). Tramite la scuola ho avuto modo di frequentare tre stage di alcuni mesi, l’ultimo dei quali a Skytg24 nel 2005. Da allora non sono mai più uscita dall’azienda per cui tutt’ora lavoro. Prima sono arrivate le collaborazioni, poi i primi contratti a tempo determinato fino all’assunzione”
La carta stampata sta per morire, almeno secondo le ultime previsioni. Cosa pensi a riguardo?
“Non credo che la carta stampata stia per morire, forse è il foglio di carta che stiamo abbandonando. Nel senso che il quotidiano adesso lo leggiamo sull’ipad invece che acquistarlo in edicola. Certo è innegabile che il nostro lavoro si stia trasformando molto, ma questo vale anche per il giornalismo televisivo. Dobbiamo abituarci all’idea che l’informazione ormai è fluida, in continua evoluzione, nei mezzi come nei contenuti”
Quali sono le principali differenze tra giornalismo televisivo e giornalismo di carta stampata?
“E’ il linguaggio che è completamente diverso. In Tv si parla con le immagini. Le parole, se non supportate dalle immagini e da un buon montaggio, si perdono. Nella carta stampata invece si hanno solo le parole per raccontare, ci si può spingere anche in descrizioni che per esempio in tv sarebbe impossibile fare se non fossero accompagnate da immagini. Per fare un esempio: io mi occupo perlopiù di cronaca giudiziaria; se mi perdessi nella descrizione di un imputato in un processo che si svolge a porte chiuse (di cui quindi non avremmo immagini) commetterei un grave errore. Se dovessi invece scrivere un pezzo per la carta stampata la descrizione fisica o degli atteggiamenti dell’imputato mi aiuterebbe molto nel rendere il clima del processo per esempio”
Cosa consiglieresti a un giovane che volesse intraprendere la carriera nel mondo del giornalismo?
“Gli consiglierei di essere determinato, di avere molto spirito di abnegazione e di sacrificio, di avere pazienza ma di percorrere la strada che ha deciso di intraprendere senza tentennamenti se è davvero la cosa che vuole”
Cosa ne pensi delle scuole di giornalismo?
“Penso che le scuole di giornalismo siano un investimento sul futuro. E’ vero che la situazione è molto diversa rispetto a 10 anni fa, e che praticamente tutte le scuole oggi costano fior di quattrini, ma credo che tutt’ora siano un ottimo, se non l’unico, modo per mettere piede in una grande redazione. Poi l’esperienza scolastica non basta per formare un giornalista, bisogna comunque trovare spazi e cogliere ogni occasione per “fare” il cosiddetto “marciapiede”
Quali sono le caratteristiche che deve avere un buon giornalista?
“Un buon giornalista deve sapere ascoltare, deve sempre studiare e documentarsi e deve essere umile. Perché questo lavoro ci porta ad occuparci dei più disparati argomenti e visto che la “tuttologia” è una scienza per nulla esatta, un giornalista che sappia fare il suo lavoro deve sempre partire dal presupposto di dover capire e imparare lui per primo. Altrimenti si fa pessimo giornalismo”.