A Houston, la pittura contemplativa della Rothko Chapel
Esiste nel mondo un luogo la cui spiritualità sia consona a qualsiasi credo? Esiste. Si trova negli Stati Uniti, a Houston, ed è una piccola cappella che, seppur consacrata alla religione cattolica, è un posto dove qualsiasi credente a qualsiasi dio, può sentirsi bene. Dal 2011 è iscritta nel registro nazionale dei luoghi storici del Texas ed è segnalata dal National Geographic come uno dei primi dieci posti più dispensatori di pace dell’intero globo. Che cosa la rende così straordinariamente e universalmente mistica? Innanzi tutto la sobrietà dell’architettura e della decorazione interna, caratterizzate entrambe da un minimalismo formale che supera la pochezza francescana, e poi l’assenza di qualsiasi immagine sacra che potrebbe indirizzare verso una religione o l’altra.
Ne decisero la costruzione i collezionisti Dominique e John de Menil dopo aver visitato lo studio newyorkese di Mark Rothko ed esser rimasti impressionati dai dipinti, quasi m. 3 x 3, che il pittore russo stava realizzando per il ristorante Four Seasons, uno dei quali è stato sfregiato con una scritta nera lo scorso 7 ottobre alla Tate Modern di Londra.
Agli inizi del 1965 i coniugi texani commissionarono a Rothko alcuni grandi quadri per la cappella che volevano farsi costruire nei pressi della St. Thomas Catholic University di Houston, dove Dominique insegnava alla facoltà d’arte. Rothko scelse una pianta ottagonale che evocava gli antichi battisteri, il cui spazio circolare avrebbe fatto in modo che il visitatore fosse circondato dai dipinti; nessuna finestra alle pareti, la luce doveva cadere dall’alto ed essere schermata da teli, posarsi cauta sugli oli di giorno e sparire di notte. Per quasi tre anni si dedicò a questo progetto che riteneva il suo più importante messaggio artistico e arrivò a innalzare nel suo immenso studio alto 15 m. e che riceveva anch’esso luce dall’alto, un’impalcatura con le esatte dimensioni della cappella. Complessivamente realizzò tre trittici e cinque quadri singoli, per tutti scelse colori cupi, il nero opaco, il marrone, il viola scuro, solo un pannello mostra una zona rossa, il momento cromatico più vistoso dell’intero ciclo.
Entrare nella Rothko Chapel è un’esperienza forte. E, in verità, non è per tutti. Alcuni vi entrano e vi fuggono in fretta perché quel silenzio e pace che elargisce è troppo stridente con il loro inquieto stato d’animo, altri vi percepiscono un’atmosfera tombale, altri uno stato depressivo firmato sulle pareti. Per la maggior parte della gente è invece un’esperienza meditativa: c’è chi si siede e si lascia inondare di quiete, chi riesce a instaurare un dialogo con le presenze mute dei vuoti dipinti, chi rimane frastornato da una pittura quasi roteante quanto un ballo di Dervisci, seppur immota. E c’è chi piange, perchè la pittura di Rothko è spesso commovente e sempre emozionale, sia per le dilatate dimensioni capaci di risucchiare quasi fisicamente l’osservatore, sia per le campiture di colore che seppur monocrome, hanno la leggera consistenza di nuvole colorate.
All’interno della cappella di Houston sono collocati a disposizione del pubblico i testi sacri delle maggiori religioni del mondo a sottolineare quanto questo luogo sia scevro da razzismi, da pregiudizi e quanto auspichi e suggerisca il superamento delle diversità razziali e religiose. All’inaugurazione, avvenuta nel 1971 giusto un anno dopo il suicidio di Rothko, parteciparono le principali cariche della chiesa cattolica, ebrea, buddista, musulmana, protestante e greco-ortodossa. Per desiderio dei committenti fu chiamata Rothko Chapel.
Cinzia Albertoni
22 ottobre 2012