A Marostica va in scena lo scacco matto
Il Pedone Nero faccia due passi avanti. La bella Regina Nera faccia quattro passi a sanca. Il Bianco Alfiere del Re faccia due passi indietro. Gente vardè, il Cavallo della Regina Bianca dà scacco matto al Re! L’araldo annuncia le mosse dei due giocatori affinché tutto il popolo senta e alfieri, torri, cavalli, re e regine in carne e ossa si spostino sulla grande scacchiera di marmo.
Nella Piazza del Castello di Marostica, cittadella della pedemontana vicentina, negli anni pari, il secondo week end di settembre si gioca la Partita a Scacchi vivente.
Spettacolo fiabesco, non solo per la sua leggendaria origine, ma per tutto l’apparato scenico di costumi, luci, colori, suoni, movimenti coreografici che lo rendono unico nel mondo. La leggenda narra che Rinaldo da Angarano e Vieri a Vallonara, entrambi innamorati della graziosa Lionora e decisi per il suo cuore a sfidarsi a duello, si sfidarono invece in una partita a scacchi, imposta dall’autorevole podestà Taddeo Parisio affinché i due non si sbudellassero a vicenda. La rievocazione storica ha come location una delle piazze più armoniose d’Italia, con il castello scaligero alle spalle, la scacchiera marmorea a riquadri bianchi e rosa per selciato, la fuga dei portici ai lati, il colle Pausolino con il Castello Superiore sullo sfondo, il tutto racchiuso in un’ intatta cinta muraria innalzata tra il 1311 e il 1387.
IL NOBIL ZIOGO. Lo spettacolo muove centinaia di figuranti, eleganti destrieri spazzolati e pettinati, alabardieri, balestrieri, sbandieratori, paggi, damigelle, danzatrici e robuste torri di legno munite di ruote per spostarsi a seconda dei comandi ricevuti dalla voce stentorea dell’araldo annunciante. Il lussuoso corteo delle coppie reali bianche e nere è già di per sé una spettacolare sfilata ma, apparizioni, sortilegi, incanti, riti, musiche, si susseguono per tutta la partita che nelle rappresentazioni notturne si avvale d’ illuminazioni colorate di gran effetto che ne aumentano la già straordinaria spettacolarità. Sventolano sul mastio le insegne araldiche, luccicano le armature, frusciano i velluti, scintillano le perle, incedono magnifici levrieri, duellano gli armieri, marciano i fanti, civettano le seducenti cortigiane, e, seduti al tavolino da gioco, sfoderano le loro mosse i due giovani nemici, belli, alti ed eleganti nella loro longilinea fisicità e nei loro sfarzosi costumi. Il tutto, nel mentre palpita il cuore della bionda Lionora che ovviamente parteggia per il suo preferito che, guarda caso, è sempre colui che vince. Non rimarrà insoddisfatto neppure il perdente al quale andrà la mano dell’altrettanto leggiadra Oldrada, sorella del Capitano.
Se suoni, colori e movimenti sono primi attori al pari dei personaggi storici, altro protagonista del variopinto sfolgorio è il fuoco: delle torce, delle fiaccole, dei bracieri, tenue nelle candele, irruente dalla bocche dei mangiafuoco. E al fuoco spetta il gran finale, quando un infallibile balestriere sale sul torrione del castello, incocca una freccia ardente, mira, e lancia l’infuocato proiettile sul perimetro della scacchiera che tutto s’incendia. Un quadrato di fiamme illumina la piazza, risponde dal castello una cascata di scintille, nebbie argentee evaporano dagli spalti, è un tripudio di luci, di fasci luminosi, di nuvole colorate che nel buio illuminano una notte incantata.
Cinzia Albertoni
4 settembre 2012
Fonte foto: www.marosticascacchi.it