Rovereto in Wonderland
Al Mart di Rovereto, fino al 3 giugno 2012, sarà possibile visitare Alice in Wonderland, la prima mostra che affronta e analizza in modo completo l’influenza che il favoloso mondo creato da Lewis Carroll ha esercitato sull’universo delle arti visive.
La mostra, organizzata dalla Tate Liverpool (4 novembre 2011 – 29 gennaio 2012) in collaborazione con il Mart e con la Kunsthalle Hamburg (15 giugno – 30 settembre 2012) è stata ideata e curata da Christoph Benjamin Schulz e Gavin Delahunty, con l’assistenza di Eleanor Clayton e programmata da Gabriella Belli, ex direttrice del Mart,ora alla direzione dei Musei Civici di Venezia.
Attraverso disegni, dipinti, fotografie, poster e oggetti della quotidianità, la mostra racconta un’epoca, una società e il lungo lavoro di Carroll dedicato ad Alice, ma soprattutto le numerose influenze che questa celebre opera e le sue immagini hanno avuto nella cultura artistica moderna e contemporanea, dai dipinti dei surrealisti, agli artisti della Pop Art fino ai protagonisti dell’arte contemporanea come Sigmar Polke e Kiki Smith.
Alice in Wonderland offre un’opportunità unica di comprendere la vicenda umana e artistica di Charles Lutwidge Dodgson, in arte Lewis Carroll (1832 – 1898), a partire dalla sua vasta e personalissima produzione fotografica.
Carroll lasciò una produzione totale di circa tremila fotografie, una delle più vaste testimonianze fotografiche dell’Inghilterra vittoriana.
L’affascinante percorso espositivo, arricchito da prespaziati creati dallo studio grafico Headlines di Rovereto, prende avvio dalla prima edizione a stampa pubblicata a Londra da MacMillan nel 1865 col titolo Alice’s Adventures in Wonderland. Lewis Carroll curò personalmente le illustrazioni di questa prima edizione, disegnate da Sir John Tenniel, in modo che le immagini fossero parte integrante della storia. Il ruolo delle immagini è stato del resto completamente centrale fin dalla genesi dell’opera. In mostra, infatti, è presente una riproduzione del manoscritto originale con disegni autografi di Lewis Carroll, composto nel 1864 durante una gita in barca con la famiglia Liddle e donato dall’autore alla minore delle bambine, Alice, come regalo di natale nello stesso anno.
Oltre ai manoscritti, i servizi da thè e le carte da parati ispirati al romanzo l’esposizione presenta una serie di fotografie scattate da Dodgson alla famiglia Liddle in parallelo alle opere di Rossetti, Millais ed ai dipinti di Hunt e Huges. Lewis Carroll era ben integrato nella scena artistica del suo tempo: fotografo ed esperto d’arte si circondava di amici artisti come Dante Gabriel Rossetti e Sir John Averett Millais, che più volte immortalò nei sui scatti, e come William Holman Hunt e Arthur Hughes, di cui scrisse nei suoi diari.
Un’altra sezione della mostra documenta come le storie di Carroll siano state adottate da molti artisti visivi come fonte di ispirazione tematica per le proprie ricerche. A partire dal 1930, ad esempio, il gruppo dei surrealisti sentì una forte attrazione per il fantastico mondo in cui erano ambientate queste storie, in cui le leggi di natura erano come sospese. Ecco allora una serie di dodici illustrazioni di Salvador Dalí, opere di Max Ernst e Dorothea Tanning, ma anche un eccezionale film di René Magritte, intitolato semplicemente “Alice in Wonderland”, del 1957. I Surrealisti inglesi, soprannominati “figli di Alice”, sono rappresentati da opere di Paul Nash, Roland Penrose, Conroy Maddox e F.E. McWilliam.
Gli artisti hanno continuato a trarre ispirazione dalle avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie anche negli anni successivi. Alcuni temi in particolare, restano molto attraenti per la ricerca artistica contemporanea: il viaggio dall’infanzia all’età adulta; i rapporti tra linguaggio, significato e nonsense; le relazioni tra la dimensione dell’osservatore e l’ambiente che lo circonda, tra le diverse prospettive e la tensione tra percezione e realtà.
Tra gli anni Sessanta e Settanta, l’arte concettuale vide in Alice uno strumento per l’esplorazione della relazione tra realtà e percezione, come si vide dalle opere di Jan Dibbets, Dan Graham, Joseph Kossuth, Yayoi Kusama, Adrian Piper, e Marcel Broodthaers. Il canone letterario e visivo inaugurato da Carroll è stato sottoposto nel corso degli anni a una revisione continua, che lo rende sorprendentemente attuale e significativo per la ricerca contemporanea. Lo testimoniano le cinque straordinarie fotografie di Francesca Woodman scattate tra il 1972 e il 1980, il doppio video di Douglas Gordon “Through a Looking Glass” (1999) e quello di Pierre Huyghe “A smile without a cat” (2202), i disegni di Kiki Smith, i collage di Liliana Porter, le fotografie di Anna Gaskell, e lavori più recenti di Joseph Grigely, Torsten Lauschmann, Jimmy Robert e Annelies Štrba.
In occasione dell’inaugurazione, l’attuale direttrice del Mart Cristiana Collu, ha voluto dare un’impronta personale ad un progetto messo in cantiere prima del suo incarico. Venerdì 24 febbraio scorso l’intera popolazione roveretana, e non solo, è stata inaspettatamente invitata al Mart a visitare gratuitamente le mostre ed a partecipare ad un cocktail party offerto da Campari soda, che quest’anno festeggia i suoi ottant’anni, accompagnato dalla musica anni ’70 di dj Volcov.
Francesca Paola Comolli
14 marzo 2012