TRANSAVANGUARDIA. Arte eretica, erotica, erratica

Al Palazzo Reale di Milano espongono les enfants terribles.
E’un poker d’assi. Anzi d’artisti. Sono i cinque cavalieri della Transavanguardia, riuniti insieme nella mostra curata da Achille Bonito Oliva. Una cinquina di pennelli che hanno bisogno di grandi spazi per le loro maxi-tele, visibili fino al 4 marzo a Milano.
E’ bello ritrovarli insieme, vederli ricreare quel movimento tutto italiano che galoppò attraverso le passate correnti artistiche proponendo una miscellanea di stili e temi. Quei cinque giovani artisti, consacrati nella sezione Aperto ’80 della 39ª Biennale di Venezia del 1980, ora sono canuti signori che parlano con un tono pacato, contrastante con l’urlo cromatico dei loro dipinti. Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, nati nella decina dal 1946 al 1956, sono quelli che riportarono la manualità nell’arte e nella scultura e ripescarono l’azione narrativa dell’immagine dopo tanto Concettualismo nel quale l’idea aveva sottomesso l’esito. La loro è una pittura che si avvale di revival, citazioni, omaggi resi con un linguaggio evocativo. Non si pensi, per questo, ad una mostra facile. In quel roteare di deformazioni, deflagrazioni, segni, scritture, mostri, teschi, orge, sfrontatezze, l’occhio può smarrirsi e la mente confondersi. L’esibizione mette in scena un armamentario iconografico dalla massima libertà espressiva e uno sfrenato eclettismo stilistico disgregante regole e schemi.
E’ un arte che va di fretta, incalzata dal tempo ma suggerita dal passato, come se su quelle tele grandi e lunghe fino a sette metri e mezzo, si fossero dati appuntamento tanti “ismi” del Novecento: il Futurismo, l’Espressionismo, il Fauvismo, il Simbolismo, l’Astrattismo, il Surrealismo, il Primitivismo, il Citazionismo, riproposti con rinnovato fervore e intensità. Tra i nudi erotici di Clemente, i soggetti un po’ necrofili di Cucchi, il monumentalismo deformante di Chia, il bidimensionalismo arcaico di Paladino, si tira un sospiro di sollievo nell’astrattismo lirico di De Maria il quale si definisce “qualcuno che scrive una poesia con le dita piene di colore”.
Il progetto espositivo, oltre alla collettiva di Milano “La Transavanguardia italiana” comprende cinque personali dedicate ai suoi protagonisti. Mentre si è già conclusa la mostra di Chia a Modena, continua fino al 4 marzo quella di Nicola de Maria al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato; fino al 1° aprile quella di Enzo Cucchi al MARCA di Catanzaro con 50 opere tra dipinti, sculture, ceramiche realizzate negli ultimi tre anni; si aprono invece il 1° marzo all’ex GIL di Roma la personale di Mimmo Paladino e il 15 marzo quella di Francesco Clemente al palazzo Sant’Elia di Palermo.
Cinzia Albertoni
31 gennaio 2012