Umbria e New York, un rapporto sempre più collaudato
Che gli americani amano il belpaese non è un certo un segreto ma il legame con l’Umbria è davvero particolare. Il successo delle foto di Steve McCurry sull’Umbria esposte alla mostra di cucina e dei prodotti enogastronomici italiani a New York, presso la fiera organizzata da “Eataly”, testimonia il grande apprezzamento del paese a stelle e strisce nei confronti dell’Umbria. La stampa americana continua a regalare soddisfazioni di natura turistica all’Umbria. Dopo l’autorevole “Washington Post” è il turno del “Wine Entusiast”, che valuta la regione nella top ten del vino. Il magazine ha redatto i 10 consigli sulle zone di produzione da visitare. Il grechetto e il trebbiano spiccano su tutti ma nelle terre umbre le sorprese non smettono di stupire.
Tra le peculiarità della regione indubbiamente non si può non parlare dei suoi sapori di cui gli Americani sono golosi. Bastano pochi nomi come Frantoio, Leccino, Moraiolo e San Felice, ed ecco che la strada dei sapori dell’Umbria non ha bisogno di molte presentazioni, nemmeno oltreoceano. Questo lembo di terra italiana, ha trionfato al “New York International Olive Oil Competition” del 2013. L’Italia, considerata una “major exporter” al di fuori dell’Europa, è arrivata prima con ben 83 medaglie, di cui 53 “Gold Awards“, 8 “Best of Class” e 26 “Silver“. A seguirla, ma con un netto distacco, è stata la Spagna con 45 premi e poi gli Stati Uniti con 33. Tra i premiati dell’Umbria spiccano Domenica Fiore Olio Reserva (“Best of Class”), l’Azienda Agricola Decimi (“Gold Award”) e l’Azienda Agricola Viola (“Gold Award Winner”). E i dati non smentiscono di certo: tra il 2010 e il 2011, stando ai dati Intesa San Paolo, ha raggiunto i 46,6 milioni di euro. Nel 2012, invece, ha toccato 47,8 milioni. Stando ad altri recenti dati, nel secondo trimestre del 2013, l’export di olio ha sperimentato una crescita del 9 percento, totalizzando 45,7 milioni di euro.
A fare da traino è stato soprattutto l’aumento della domanda negli Stati Uniti, un Paese che vede una produzione di olio annua pari a sole 4mila tonnelate. E il consumo negli Usa equivale al 10 percento della produzione mondiale. I dati dell’”Internation Olive Oil Council” mettono in luce come nel 2012 sono state vendute negli USA 300mila tonnellate di olio di oliva, ovvero il triplo di quanto venduto nel 1990.
Per cercare di capire meglio l’andamento di questo prodotto in America, siamo stati presso la Rosenthal Wine Merchant di New York City. La Wine Merchant è un’organizzazione a conduzione familiare, che si compone di un gruppo affiatato di persone che apprezzano il prodotto agricolo e che nella sua forma migliore e più pura deve riflettere uno specifico senso del luogo di appartenenza. Questo gruppo include 100 diversi fornitori. Questi produttori forniscono vini provenienti da quasi ogni zona viticola di Francia e una vasta gamma di vini provenienti da Piemonte, Toscana, Umbria, Lazio, Liguria, Lombardia e Valle d’ Aosta. Il vino è il prodotto principale ma l’olio d’oliva, il miele e prodotti gastronomici associati vengono acquistati per la vendita nel mercato statunitense con gli stessi principi che si applicano agli acquisti di vino: la migliore qualità, esprimendo i sapori di un luogo particolare, prodotte in modo più naturale possibile, da parte di individui che condividono la nozione di territorio. Con il rappresentante Blake Johnson, abbiamo piacevolmente discusso del rapporto tra l’Olio umbro e il mercato americano.
Che rapporto hanno gli Stati Uniti e gli Americani con l’Olio d’oliva?
Penso che gli Americani siano diventati consapevoli delle diverse tipologie di olio di oliva presenti sul mercato. Ora i grandi produttori dominano il grande mercato, anche quello dei ristoranti.
Come vengono impiegati?
Gli olii migliori ora sono utilizzati come “olii di finitura” e per cucine limitate.
L’olio italiano, specialmente quello umbro è molto apprezzato in questa città. Quanto olio viene importato?
Sono olii costosi e hanno un pubblico tra le persone interessate in enogastronomia e chef di alta qualità. Noi importiamo olio umbro da Paolo Bea con il quale collaboriamo da oltre 30 anni.
Il mercato di questo prodotto sembra essere in espansione, specialmente qui negli Stati Uniti. Quale futuro si aspetta?
Penso che il mercato crescerà come il gusto delle persone che apprezzeranno meglio l’Olio di Oliva, da ovunque provenga.
Blake Johnson quindi scommette sull’Umbria che rimane un luogo affascinante ma anche sinonimo di alta qualità per gli Americani che non esitano ad acquistare i prodotti tipici della regione e visitarla come turisti soddisfatti. Le produzioni umbre come l’olio di oliva costituiscono dunque un punto importante del mercato internazionale. Il rapporto tra l’Umbria e il mercato internazionale, specialmente con la città di New York, è destinato a migliorare e durare nel tempo, contribuendo in maniera significativa a divulgare l’immagine dell’Umbria nel mondo come sinonimo di affidabilità e di qualità.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter @ManuManuelg85)
27 Febbraio 2014