Ode all’edicola: baluardo di resistenza cartacea

Dalla notte del mancato Millennium Bug ad oggi è ormai trascorso un quart de siècle e in questi velocissimi 25 anni abbiamo visto la nostra società modificarsi e i nostri costumi, sia estivi che morali, restringersi sempre più. Tra i grandi cambiamenti, quello che più da nell’occhio è di certo l’avvento del telefono cellulare che, primo fra tutti, ci ha permesso di comunicare a distanza e in tempo reale. Lo smartphone, nipote della valigetta con cornetta incorporata, ha poi stravolto tutto, relegando alle chiamate vocali l’ultima opzione di comunicazione.

Con lo smartphone abbiamo chattato, bloggato, vloggato, condiviso, ripreso, scattato, abbiamo recensito, ci siamo geolocalizzati, ci abbiamo mangiato, ci abbiamo dormito. Gli occhi fissi a leggere e scrollare, sempre più veloci, o forse è meglio dire, a guardare inebetiti e scrollare; perché anche se per un attimo abbiamo creduto che sugli smartphone si potesse leggere, in verità, ci siamo accorti tardi che stavamo modificando noi quello che scrivevamo in funzione di questa nuova lettura sempre più primitiva e sillabica. Notizie flash, giornali sempre più multimediali, video e foto sostituivano subordinate e incisi, dandoci l’illusione di vivere l’informazione senza filtri. Molti giornali cartacei hanno spento per sempre i loro rotocalchi, incapaci di resistere a questa meteoritica deflagrazione, si parlò di fine della carta stampata, di nuova era digitale: per fortuna ci sbagliavamo.

Ma dove allora questi reperti storici di carta si sono rifugiati? Dove attendono l’avvento di tempi migliori? In edicola, ultimo baluardo di resistenza cartacea: tutta la carta stampata, dai quotidiani ai periodici, dalle riviste di cucine alle storiche copertine patinate di gossip, tutte attendono lì, ciclicamente rinnovate, delicatamente disposte, impilate, nascoste: il cartaceo resiste. Il giornale, l’album di figurine, la rivista di enigmistica, giardinaggio, pesca, bricolage esistono ancora e resistono.

Abbiamo visto molte edicole abbassare le saracinesche e la categoria dell’edicolante invecchiare senza più rinnovarsi. Un lavoro d’altri tempi che sembrava destinato a morire e che invece qualcuno ancora si ostina a fare. Non possiamo credere che dietro un sacrificio del genere non ci sia un grande amore. Certo è che noi questo amore lo abbiamo tradito o perlomeno dimenticato. Non crediamo più nella carta usa e getta – che poi si ricicla – nelle gazzette e nelle riviste, ci abboniamo a un digitale che non leggiamo mai e continuiamo a scrollare svogliati, pronti a spegnerci davanti allo schermo.

Torniamo nelle edicole, fermiamoci un attimo a indugiare sulle riviste, eleggiamo nuovamente un quotidiano di fiducia, e se di quella carta leggeremo anche sole poche pagine sarà tutto guadagnato. Ci saremo fermati a scegliere, avremo forse scambiato due chiacchiere col vecchietto di turno, incrociato lo sguardo affascinato del bambino, forse per un attimo, un vecchio ricordo ci abbraccerà; poi potremo tornare alle nostre frenetiche corse, tenendo sottobraccio un talismano dei tempi perduti.