L’Eritrea e il suo Patriota: la lotta di Woldeab Woldemariam per l’indipendenza Eritrea

“Fino ad ora, non ho mai servito né sono diventato un messaggero per alcuna potenza o interesse straniero. Sono un nemico di qualsiasi tipo di schiavitù, in tutte le sue forme e colori. Nessun uomo, sia europeo o africano, può costringermi al giogo di alcun tipo di schiavitù. Se c’è qualcuno che osa tentare il mio assassinio per costringermi a sottomettermi a fare cose contrarie ai miei sentimenti e alla mia volontà, allora ho anche in me il coraggio di morire per le mie convinzioni politiche, per la causa della libertà del mio paese e per il genuino interesse dei miei fratelli e sorelle.” Queste, le parole di Woldeab Woldemariam (1905-1995), combattente per l’indipendenza Eritrea.
Woldemariam decise di abbandonare la sua semplice vita d’insegnante nella scuola della Missione Svedese Evangelica per ottenere l’indipendenza di un paese straziato dalla fine dell’epoca coloniale e costretto dall’ONU a unificarsi con l’Etiopia, nazione ai tempi autocratica pronta a togliergli ogni diritto, fino ad essere vittima di diversi tentati assassinii.
La condizione dell’Eritrea dopo il Secondo Conflitto Mondiale e la nascita del Fronte di Liberazione dell’Eritrea
Nel 1952, l’Assemblea delle Nazioni Unite non riuscì a garantire l’indipendenza dell’Eritrea dopo la caduta del Regime Fascista. L’Eritrea divenne federazione del Regno d’Etiopia, governata dal sovrano Hailé Selassié che fece eliminare la costituzione dell’Eritrea stessa. Non si fermò a questo, nel 1956 sciolse l’Assemblea Nazionale Eritrea e fece sostituire l’amarico all’arabo e al tigrino come lingua ufficiale del territorio. Nessun paese si oppose alla tirannide di Selassié perché gli Stati Uniti avevano un accordo con l’Eritrea che gli consentiva di tenere ad Asmara la stazione Kangnew, fondamentale per le comunicazioni con l’estero. Intanto, in tutte le piazze dell’Eritrea le forze dell’ordine reprimevano col sangue gli scioperi sindacali. Il popolo eritreo non avrebbe sopportato al lungo.
L’attivismo di Woldeab Woldemariam
Woldemariam diede voce agli eritrei a cui veniva tolto il diritto di parola. Dopo il trasferimento nella capitale Asmara dalla periferia, aprì un giornale in lingua tigrigna, punto di riferimento per gli indipendentisti. Inoltre, fondò anche il primo sindacato eritreo, Confederazione dei lavoratori eritrei. Fondò, inoltre, il Fronte di Liberazione Eritrea durante il suo esilio in Egitto insieme a Idris Muhammad Adam e altri studenti eritrei. Diffuse sensibilità sulla questione anti-etiope con il suo programma Radio Cairo, così da dare il suo contributo alle lotte d’indipendenza in Eritrea fra il 1961 al 1977 nonostante l’esilio. Tornò ad Asmara solo nel 1995 per poi morire nel 1997.
Adesso l’Eritrea è libera in un continente fatto di stati sottomessi dalle grandi potenze o governi antidemocratici e questo rende le parole di Woldeab Woldemariam ancora attualissime. “Finora, non ho mai servito né sono diventato messaggero di alcuna potenza o interesse straniero. Sono nemico di ogni forma di schiavitù, in tutte le sue forme e colori. Nessun uomo, europeo o africano che sia, può costringermi al giogo di alcun tipo di schiavitù.”