Dal Gahambar al Nowruz: le millenarie celebrazioni iraniane
Ritenere l’Iran un paese esclusivamente musulmano è errore comune. È pur vero che la Costituzione riconosce come religione ufficiale dello Stato la fede islamica della corrente sciita duodecimana, tuttavia, molti altri sono i credi, e le rispettive pratiche, che costellano il panorama teologico dell’Iran.
Ciò che più affascina di una religione non è sempre il culto, ma spesso anche il modo di istituire le funzioni e ancor di più le celebrazioni. In un territorio dove convivono molteplici etnie è necessario, al fine di comprendere il vasto mondo spirituale di questo millenario luogo, fare ordine per non confondersi tra ricorrenze e festività.
Askar Bahrami, originario di Shush, è tra i principali studiosi iraniani di culture e lingue antiche. Si è occupato di ricerca nel settore della cultura iraniana preislamica e parte dei suoi lavori sono pubblicati nella Grande Enciclopedia Islamica. Adesso, per Irfan Edizioni, esce Feste e celebrazioni iraniane, prezioso libello che si veste da piccola enciclopedia delle ricorrenze che l’Iran, annualmente, annovera tra le sue festività. Il volume approfondisce le occasioni di ritrovo religioso tipicamente musulmane, per poi affrontare la miriade di celebrazioni di ogni etnia presente sul suolo iranico.
Se al lettore incuriosito dal mondo dell’antica Persia, suonerà familiare lo zoroastrismo e il suo Nowruz, si troverà probabilmente spaesato nel leggere le abitudini celebrative ancora in vigore tra gli assiri. In questo modo il Ramadan, non sarà solo una mensilità correlata al digiuno ma un periodo che esiste in funzione della rottura del digiuno stesso, nella celebrazione dell’ Eid al-Fitr. Si scoprirà che il Nowruz, conosciuto anche come capodanno persiano, celebra si un inizio, ma un inizio che ricorre ciclicamente nel susseguirsi delle stagioni, così anche il Mehregan, in autunno, riscoprirà la sua importanza.
È una delle feste più antiche e grandiose dei tempi antichi in Iran e ricorda la religione del mitraismo che adorava Mehr, Mithra, Mehr Izad, o il dio della luce, dell’amicizia, dell’amore. Mithra era il grande dio dell’Iran e di tutta la terra in cui vivevano gli indo-ariani. Questa festa risale al secondo millennio a.C., e inizia i primi giorni d’autunno […].
In passato, il festival di Mehregan si svolgeva con celebrazioni speciali. La musica e le canzoni ne erano una parte importante. La gente indossava abiti nuovi, di solito in magenta e sono stati messi oggetti festivi come fiori sempreverdi, rami di tamerici o alberi di Haoma. Dopo aver mangiato e bevuto, si sono svolti balli di gruppo. Sono state cantate canzoni di Mehregan e, alla fine, si sono messe le mani l’una nell’altra come simbolo del rinnovamento delle loro amicizie.
Oggi, gli zoroastriani si riuniscono nei templi del fuoco e nelle sale di preghiera, preparano cibi tradizionali, pregano e celebrano Mehregan il giorno Mehr del mese Mehr.
Ma come dicevamo, il volume di Askar Bahrami affronta ogni festività, religiosa e non, dal Rosh Hashanah ebraico al Navasard armeno, attraverso il Panjeh dei Mandei e il Natale cristiano. Un’opera di respiro enciclopedico che permette di orientarsi in un caleidoscopico panorama di feste e celebrazioni.