Eritrea: una storia di speranze infrante

Il piccolo stato dell’Eritrea, geograficamente schiacciato tra il Sudan e l’Etiopia, è stato per anni teatro di occupazioni coloniali e di sanguinosi conflitti. Con ancora l’eco delle battaglie nelle orecchie, la complessa politica interna ha reso il paese uno stato isolato e incapace di trattenere le giovani generazioni.
Situata nel corno d’Africa e al centro di importanti rotte commerciali come il canale di Suez, l’Eritrea ha da sempre rappresentato un polo attrattivo per le potenze straniere. Colonia Italiana fino al 1941 e poi protettorato britannico fino al 1950, non ha conosciuto l’indipendenza neanche a seguito della seconda guerra mondiale. Con l’accordo di pace del 1952, infatti, le Nazioni Unite la riconobbero come uno stato federale dell’Etiopia, riconoscendole però una certa autonomia.
Guerra d’Indipendenza
Con il passare del tempo tuttavia la monarchia etiope trasformò la federazione in una vera e propria annessione, nel silenzio internazionale. Per ottenere quello che il diritto nazionale gli aveva negato videro nella guerra civile l’unica via d’uscita. Così tra il 1960 e il 1990 una piccola comunità, composta da uomini e donne oppressi nella loro stessa terra combattè contro il potente esercito etiope, dando vita ad uno dei conflitti più duraturi del continente africano.
Solo il 24 maggio 1991, dopo aver combattuto 30 anni, i guerriglieri eritrei riuscirono a liberare Asmara ottenendo l’indipendenza e l’indizione di un referendum con il quale il popolo eritreo poté esprimersi. Le votazioni, tenutesi nell’aprile dello stesso anno, registrarono il 99,3% di voti in favore dell’indipendenza che fu ufficialmente riconosciute dalle Nazioni Unite nel maggio successivo.
Dopo l’indipendenza
Anche se il traguardo sembrava raggiunto, il momento della pace non era ancora giunto. Con l’elezione del presidente Isaias Afewerki sembrava che il paese si stesse muovendo verso una democrazia libera e multipartitica. Tuttavia la realtà si è rivelata presto ben diversa. I precetti della nuova costituzione non sono mai entrati in vigore e il partito ha monopolizzato fin da subito gli uffici di stampa annichilendo l’opposizione e reprimendo la libertà di opinione. Il paese divenne così un’autocrazia monopartitica di stampo militare in conflitto con tutti i paesi vicini.
Oggi le speranze democratiche della popolazione eritrea devono fare i conti con una realtà ben diversa. Il regime di Isaias Afewerki, a distanza di 25 anni continua a mantenere un potere assoluto, con una stretta sorveglianza sulla società civile e una repressione sistematica dei diritti umani.