Dopo le notizie delle restrizioni a livello nazionale e internazionale dei paesi occidentali nei confronti della Russia, il mercato dell’arte è stato chiamato in causa. Si parla nello specifico del divieto sul commercio dei beni di lusso nei quali rientrano le opere d’arte e le antichità.
La posizione di Christie’s
Mariolina Bassetti, presidente di Christie’s Italia e direttrice del dipartimento di Arte del dopoguerra e contemporanea fa sapere in quest’intervista che il costo delle sanzioni al mercato dell’arte non sarebbe tuttavia ingente. «Dieci anni fa i compratori russi erano molto attivi, ma negli ultimi anni non sono stati dei grandi compratori quindi le sanzioni non hanno intaccato enormemente il mercato dell’arte. Al contrario la guerra ha purtroppo esercitato un’influenza positiva, perché storicamente quando il mercato della borsa scende, il mercato dell’arte sale. Questo perché l’arte rappresenta un bene rifugio alternativo al quale gli investitori si rivolgono ben volentieri. Le aste di Londra avvenute durante la prima settimana di guerra sono andate estremamente bene. In definitiva – continua Bassetti – non si può parlare di un’influenza negativa delle sanzioni verso la Russia, piuttosto dell’arte considerata come bene rifugio e alternativa vincente rispetto agli investimenti dei collezionisti».
Il divieto
Il divieto sul commercio dei beni di lusso mira a colpire coloro che sostengono la guerra di Putin e vieterebbe la vendita, la fornitura, il trasferimento o l’esportazione di beni di lusso di prezzo superiore a 300 euro alla Russia o alla Bielorussia, e a qualsiasi individuo sanzionato, indipendentemente dal fatto che i beni siano già stati importati nel Paese. I primi ad applicare questo veto sono stati gli Stati Uniti lo scorso 11 marzo, ai quali sono susseguiti l’UE, la Svizzera e il Regno Unito, rispettivamente il 15 marzo, il 25 marzo e il 14 aprile. Il Regno Unito però ha modificato il divieto proibendo anche di mettere tali beni a disposizione di una persona collegata alla Russia. Dopo l’interruzione delle vendite delle maggiori case d’asta in Russia e l’esclusione di professionisti russi da molti contesti, ci si chiede se questa sia una decisione che riguardi solo l’allontanamento dalla Russia guerrafondaia o una discriminazione nei confronti dei cittadini russi, la linea è molto sottile.