Se ne va a 87 anni una grande artista, una delle più esperte fotografe del Novecento italiano. Palermo resta privo di uno dei suoi simboli più noti. Nata a Palermo nel 1935 aveva cominciato la sua lunga carriera nel 1969 collaborando con il giornale L’Ora. A quei tempi era l’unica donna a fare questo lavoro, tra i suoi colleghi tutti uomini.

Il lavoro
Il giorno dell’omicidio di Piersanti Mattarella, il 6 gennaio 1980 Letizia Battaglia fu la prima fotoreporter a giungere sul luogo dell’assassinio. Fotografa di fama internazionale, ha raccontato Palermo al mondo, nella sua povertà e nella sua luminosità, attraverso i suoi morti di mafia ma anche le sue leggende. La donna aveva chiara una cosa: dover raccontare a tutti gli anni tanto duri quanto storici della sua isola e farlo con chiarezza e trasparenza, in bianco e nero. Così i volti Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, il boss Leoluca Bagarella, Ezra Pound, Pino Puglisi e in generale gli anni di piombo sono usciti dai confini palermitani per sconfinare al di fuori. Battaglia diventa allora direttrice del Centro Internazionale di Fotografia ai Cantieri Culturali alla Zisa e vive anche un periodo in politica come assessore nella Giunta di Orlando. Fonda poi l’agenzia Informazione fotografica frequentata da Josef Koudelka e Ferdinando Scianna e il Laboratorio d’If, dove alleva una squadra di fotografi siciliani tra cui Shobha Stagnitta, la figlia, Mike Palazzotto, Salvo Fundarotto. Letizia Battaglia è stata la prima donna in Europa a vincere il premio Eugene Smith, assegnato a fotografi che si siano distinti “per un punto di vista innovativo in ambito sociale, economico, politico o ambientale”.

La poetica
Nel 2003 Letizia Battaglia si trasferisce a Parigi, delusa dalla sua città, vi fa poi ritorno anni dopo. Il sindaco Orlando commenta la notizia della sua morte: «Palermo perde una donna straordinaria, un punto di riferimento. Letizia Battaglia era un simbolo internazionalmente riconosciuto nel mondo dell’arte, una bandiera nel cammino di liberazione della città di Palermo dal governo della mafia». Così se ne va questa grande donna, dopo averci raccontato della sopravvivenza, della ribellione civile e del cambiamento senza giudicare o infierire nella realtà che rappresenta, che rimane vera. L’artista la riporta con estrema cura e dedizione, eleganza e sensibilità, aiutandoci a ricordare, a non dimenticare ciò che è stato il nostro passato, pur se -a volte – spiacevole. E lo fa attraverso il bianco e nero, come per rispecchiare una sofferenza interiore, di chi vede la propria città sgretolarsi durante gli anni più bui della storia contemporanea del nostro paese.