McDonald’s nei quadri impressionisti: “Meant to be classic”

Non è la prima volta che arte e marketing si incontrano sullo stesso sentiero. Oggi i protagonisti sono il celebre brand di fast food McDonald’s e i quadri impressionisti. La nuova campagna pubblicitaria “Meant to be classic” inserisce così alcuni dei cibi più famosi nei classici della storia dell’arte, in particolare i dipinti di Manet e Renoir.

Tra una bibita e un cheeseburger…
L’intenzione della famosa marca di fast food americana è quella di elevare i prodotti che da sempre commercializza ai classici dell’arte attraverso lo slogan “Meant to be classic”. Ecco che i protagonisti dei ritratti tengono in mano le box o le bibite con la grande M gialla in primo piano: le bagnanti di Renoir si ritrovano con una busta take away brandizzata in mano, la barista al Folies Bergère serve crocchette di pollo fissando il vuoto e l’uomo di Dans la serre sorseggia una coke mentre conversa con la compagna. La catena di ristoranti fondata nel 1955 in California è un classico, e proprio attorno a questa idea ruota la nuova campagna pubblicitaria lanciata da poco. Il motto è sempre lo stesso, una dichiarazione di intenti che colloca la catena di hamburger come un classico che da sempre ci accompagna quanto questi famosi dipinti impressionisti. Il brand aveva già utilizzato in passato opere d’arte per una delle sue campagne, nel 2014 in Svizzera con la campagna “Royal with …”, in cui l’agenzia TBWA Switzerland ha modificato dipinti con alcune figure reali con macchie sui vestiti e sul viso, come se avessero appena gustato il panino raffigurato accanto a loro. Anche nel 2019 in Svezia sono stati ripresi i classici dell’arte con “A Classic. With Bacon”: La Gioconda, l’Autoritratto di Van Gogh e American Gothic di Grant Wood si erano ritrovati nel dipinto una fettina di bacon.

Gli altri brand
McDonald’s non è il primo e non sarà l’ultimo brand ad appropriarsi di sacre opere d’arte per fini di marketing personale, che sia giusto o meno. Adidas ha infatti utilizzato la Cappella Sistina del Vaticano come campo sportivo per dei calciatori, la Gioconda di Leonardo con varie acconciature per accompagnare lo slogan “liscia, gassata o Ferrarelle”? Oppure il David di Michelangelo che veste Levi’s. Così nel tempo il marketing si è servito molte volte dell’arte per i propri scopi commerciali ed è discusso in dottrina se questo sia o meno giusto.

Tante sono state anche le cause legali per violazione di diritti morali e patrimoniali d’autore ma resta comunque una mossa che piace ai più. Per non parlare delle molte collaborazioni (stavolta consensuali) tra arte e marketing: la collezione Swatch per MoMa, Uniqlo per Louvre, Vans x Van Gogh Museum e altre. Del resto, specialmente moda e arte anche se sembrano mondi distanti tra di loro, in realtà hanno molto in comune, entrambe tele bianche di espressione personale e specchio della società.