Il Circolo dei Lettori di Torino si trasforma spesso nel palcoscenico perfetto, adatto per gli autori, i giornalisti, gli attori e i registi e molti altri artisti che hanno avuto e hanno tutt’ora la possibilità di incantare il pubblico presente in sala con le loro opere, che siano romanzi, podcast, monologhi, interviste.
In una tipica sera torinese di fine gennaio fredda e umida, a scaldare i cuori dei lettori presenti è stato Pablo Trincia, che questo mercoledì 26 gennaio è stato ospite proprio presso il Circolo di via Bogino 9, per raccontare la sua ultima inchiesta: “Romanzo di un naufragio. Costa Concordia: una storia vera” insieme alla serie podcast uscita su Spotify “Il dito di Dio”.
Pablo Trincia e la sua storia vera sulla Costa Concordia
Da quel 13 gennaio 2012, sera e notte in cui si è consumata la tragedia che rimarrà impressa nella mente e nei cuori di tutti, sono ormai passati 10 anni tondi.
Questa è stata raccontata, è finita sui notiziari, ai telegiornali, si sono scritti romanzi, si sono fatte molteplici interviste. Tutte però spesso orientate a raccontare sempre quei 4 o 5 fatti che sono fuori da ogni dubbio i più rappresentativi della vicenda, ma è anche vero che non sono gli unici.
Pablo Trincia, giornalista nato a Lipsia, classe 1977 è scrittore e autore televisivo, ma da qualche anno anche autore di due ormai delle serie podcast più belle, più vive, più premiate che si possano ascoltare: la prima è stata Veleno, nel 2019 (la storia dei Diavoli della bassa modenese) che è stata insignita del premio Investigation and Forensic Award, la seconda è Il dito di Dio, presentata al Circolo dei Lettori.
Romanzo di un naufragio: l’umanità
Pablo Trincia rivela al pubblico che lo ascolta in silenzio e molto affascinato, di come questa seconda serie podcast gli sia stata proposta quasi per caso, e che lui per primo non avevo le idee molto chiare su come affrontarla.
Una volta accettata la sfida, si è deciso per seguire una strada differente rispetto a tutti coloro che questa tragedia l’avevano a modo loro raccontata: raccontare le storie dei protagonisti con umanità, cominciando dai soccorritori che, ad allarme ricevuto, si sono recati sulla costa dell’isola del Giglio e si sono calati dentro la nave ormai completamente coricata su un fianco, per tentare di salvare i superstiti.
Persone che per giorni non hanno perso le speranze, che sono state immerse nell’acqua gelida, completamente al buio e la cui visuale era illuminata solo dalle luci artificiali delle torce, per cercare di capire se ci fossero ancora delle persone vive a bordo e per recuperare anche i corpi delle persone ormai decedute.
Pablo Trincia però ci racconta ad esempio anche la storia di quello che è stato soprannominato “Macedonia man”.
Alexandar Udhayakumar, un ragazzo giovane di nemmeno 25 anni, proveniente dal piccolo villaggio di Poolambad (India) che scappa dalla propria realtà per cercare lavoro e nel 2011 viene assunto proprio da Costa Crociere, in cucina, come colui che si occuperà di preparare la macedonia, ogni giorno, pelando e pulendo quintali di frutta.
Sarà lui uno di quelli che aiuterà molte delle persone presenti nei vari ristoranti, rimaste intrappolate e molto spaventate, che si ritroveranno improvvisamente catapultate in una vera e propria tragedia in mare e che si vedranno tendere una mano da un ragazzo che lavorava nella cucina.
Ma Pablo Trincia ci racconta anche le storie di coloro che erano i passeggeri della Costa Concordia, come quella di Stefania, salita a bordo con la sua mamma per festeggiare proprio i suoi 50 anni.
Di queste due persone ci viene raccontato non solo il loro dramma personale, ma soprattutto il rapporto speciale esistente tra madre e figlia con una voce calma e che dimostra un livello di umanità ben oltre quello che si possa immaginare.
Per poter raccontare determinate tragedie (la precedente di Veleno ne era già una conferma), è necessario avere la giusta dose di tatto, di professionalità, di umanità e di delicatezza: tutte doti che Pablo Trincia mette dentro le sue inchieste (che sia audio o che siano scritte), le stesse che arrivano a chi lo ascolta e lo legge.
Perché le storie sono composte di fatti e avvenimenti, ma prima di tutto sono fatte di persone e quelle persone devono essere trattate con quella dose di umanità che Pablo Trincia dimostra di avere, sempre.