Morgana: l’uomo ricco sono io. Presentazione al Teatro Colosseo di Torino
Due donne sul palcoscenico, moltissime in più contenute in un libro e tantissimi ascoltatori: questo lo scenario che si è svolto presso il Teatro Colosseo di Torino, in un freddo venerdì 10 dicembre, alla presenza delle autrici Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, in occasione dell’uscita del loro nuovo libro “Morgana. L’uomo ricco sono io” edito da Mondadori.
Morgana, l’uomo ricco sono io
A conferma di quanto la nostra società non stia andando avanti, ma anzi al contrario spesso sembra voler retrocedere, il pubblico di queste due Donne era rappresentato da una percentuale più alta di donne (per quanto un certo numero di uomini fosse presente), come se ascoltare e cercare di comprendere meglio il femminismo sia prerogativa solo di un’audience femminile.
Le due autrici prendono possesso del palco senza alcun freno, sebbene siano due donne così differenti, ma che hanno trovato l’incastro a livello stilistico e comunicativo: la loro serie podcast “Morgana” è diventata ormai da un paio di anni, una delle più seguite e amate. Il loro obbiettivo è quello di raccontare le storie, le vite di quelle donne che sono un po’ streghe, un po’ pazze e che hanno agito fuori dagli schemi imposti dalla società: donne famose dei nostri giorni, ma anche donne appartenenti alla storia e spesso ingiustamente dimenticate.
L’uomo ricco sono io
Il tema del denaro e della gestione di quest’ultimo è indubbiamente il perno della conversazione che ha animato il Teatro Colosseo di Torino in questa serata: perché in un nucleo familiare è più legittimato l’uomo a portare a casa lo stipendio? Perché le materie scientifiche ci sono spesso precluse o semplicemente “sembra strano” che una donna ci si possa dedicare anima, mente e corpo?
A queste (e a molte altre domande) non si hanno delle risposte che siano più o meno corrette, ma al contrario ce n’è una univoca che fa stridere il suono con cui esce dalle bocche di chi la pronuncia: perché è così, perché è sempre stato così.
Ma questa tematica del gender gap che riguarda tutta l’Italia (ma non solo, perché anche in un paese come la Danimarca, dove i numeri sono ben differenti dai nostri, è una tematica molto calda e presente), oggi come oggi è divenuta stretta e non si può davvero comprendere come, a parità di mansione e di competenze, un uomo riesca a fare più carriera e dunque a guadagnare di più rispetto ad una donna sua pari e di come questo sia ancora più intollerabile perché i soldi a conti fatti “comprano” le possibilità, che seguendo questo ragionamento saranno sempre precluse alle donne.
Una cultura che va modificata
Anche in ambito culturale la figura femminile è sempre stata rappresentata in una certa maniera distorta: sia Michela che Chiara riflettono insieme al pubblico sul fatto che le donne anche nei film siano spesso rappresentate o come ricche di nascita oppure incredibilmente sciocche e dedite allo shopping oppure prostitute dal cuore d’oro.
Come in letteratura, quando si parla di quella femminile, per definizione si fa riferimento alle storie d’amore, ai romanzetti rosa, dove non c’è posto ad esempio per una Elsa Morante.
Dunque, è sempre più evidente come la questione della lingua sia importante proprio perché continua a mancare il riconoscimento del femminile inerente al lavoro che si svolge, con una conseguente svalutazione di quella mansione e delle donne stesse.
Le Morgane che hanno fatto i soldi
In questo volume, che loro raccontano durante la serata per sommi capi, sono raccolte le storie di donne che hanno fatto i soldi, che sono diventate famose con il loro lavoro, con le loro idee, con le loro capacità (fatta eccezione per la campionessa mondiale Nadia Comaneci, perché le sue vittorie furono da lei allontanate e di fatto le furono rubate), che proprio per questo motivo spesso sono state additate come delle vere e proprio streghe perché “una donna che maneggia soldi, per forza nasconde qualcosa di marcio”. Mentre non si dica mai che un uomo come Harvey Weinstein (che di soldi ne maneggiava in quantità esagerate) abbia COMPIUTO atti schifosi e violenti, a danno di donne innocenti.
Forse per risolvere questo problema linguistico, politico, sociale, economico e culturale ci vorrebbero tante Morgane in più, per tutto il mondo.