Inferno: alle Scuderie del Quirinale si torna «a riveder le stelle»

In occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante, le Scuderie del Quirinale celebrano il poeta con la mostra Inferno dal 15 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022, un grande progetto espositivo curato dallo scrittore e storico dell’arte Jean Clair. Un percorso potente, che conduce il visitatore in un viaggio inesplorato, proprio come quello dell’Alighieri nei tre mondi ultraterreni della Commedia. Dalla bocca dell’inferno, alle anime perdute, da «Caron dimonio, con occhi di bragia» ai diavoli tentatori, per passare al non meno demoniaco inferno in terra: la guerra, la follia, la fabbrica. Ma dall’inferno presto o tardi si esce e, così come Dante torna a riveder le stelle, il visitatore conclude il percorso sotto un manto celeste.

L’ingresso
Il viaggio inizia con la visione del mastodontico calco in gesso in scala 1:1 della monumentale Porte de l’enfer di Auguste Rodin – eccezionalmente concesso in prestito dal Musée Rodin di Parigi. La porta, rigorosamente chiusa, non è un’illustrazione puntuale del racconto dantesco: negli anni successivi interverranno altre fonti tra cui l’opera di Charles Baudelaire, Les fleurs du mal. Di fronte all’imponente modello si trova un’altra eccezionale opera: La caduta degli angeli ribelli di Agostino Fasolato, una piramide di sessanta figure scolpite in un pezzo unico di marmo. Da qui ha origine l’Inferno, quando il più bello degli angeli si sarebbe opposto a Dio e sarebbe stato cacciato dal Paradiso con una schiera di angeli oppositori, precipitati insieme a lui nelle tenebre.

Bocche, imbuti e dannati
Il percorso continua con un cerchio semichiuso che ospita otto volumi miniati molto prestigiosi e finemente illustrati provenienti da svariati musei: British Library, Bibliothèque Nationale de France, Bibliothèque Sainte-Geneviève. Il tema della sala è quello della bocca dell’inferno – fin dall’anno Mille il modo principale di raffigurare il Male e i peccatori – che trova svariate riproduzioni, tra cui la fotografia di Herbert List, Il mostro a Bomarzo. Altra iconografia ricorrente è quella della struttura infernale: l’imbuto stratificato più volte raffigurato da diversi studiosi secondo l’architettura dei nove cerchi discendenti, disposti in otto gradi sempre più stretti verso il centro della Terra e che ospitano i dannati divisi a seconda della colpa. Il primo piano si chiude infine con una serie di dipinti che rappresentano il viaggio di Dante e Virgilio nei diversi gironi infernali. I due, solenni e sempre composti, sono spesso in contrasto con la potenza visiva dei dannati, prigionieri delle loro anime maledette e delle pene perenni. Manetti, Manet, Dorè e altri grandi artisti imprimono su tela i tragici incontri danteschi, per culminare con i protagonisti del girone dei lussuriosi: Paolo e Francesca.

L’inferno in terra
Dopo un piccolo excursus sulla figura del diavolo e delle sue trasformazioni (il serpente, Lucifero, Mefistofele), si passa alle tentazioni, tra cui quelle dell’abate Sant’ Antonio che dedicò la vita alla preghiera e all’astinenza: la sua storia meditativa è caratterizzata da incursioni di demoni e belve feroci. A questo punto il tragitto della mostra volge quasi al termine, ma le ultime sale riservano una svolta contemporanea: la rappresentazione dell’inferno in terra attraverso tre grandi temi: la fabbrica, la follia e la guerra, culminante con il grande dipinto di Boris Taslitzky, Le petit camp à Buchenwald. La rivoluzione industriale, le condizioni di lavoro alienanti e disumane hanno trasformato gli uomini in schiavi; le prigioni e i manicomi non tenevano conto delle condizioni e della salute dei loro pazienti e i conflitti bellici incarnano il culmine delle atrocità che sfocerà, nella Seconda Guerra Mondiale, nei campi di sterminio. Oltrepassata la massima tensione, il visitatore si trova di fronte l’ultima sala, la salvezza, la liberazione estrema che solo il manto celeste intriso di stelle può dare. Metafora di rinascita, o forse, come si usa spesso dire in questo periodo, di ripartenza, Inferno è una mostra che va sentita, vissuta e assaporata fino in fondo, per poter finalmente riemergere in superficie.