Back to Nature: l’arte aiuta la natura a riprendersi i propri spazi e no, non siamo in quarantena

Abbiamo sentito spesso parlare, in tempi di isolamento coatto dovuto al Covid, di come la natura stesse riconquistando i propri spazi nelle città e delle conseguenze positive sull’ambiente dopo la segregazione dell’uomo in casa, tra cui – su tutte – la riduzione dell’inquinamento. A maggio il lockdown è finito, le persone hanno ricominciato a uscire e a spostarsi (quasi) come prima e abbiamo smesso di riprendere i cinghiali alla stazione di Genova, i delfini che giocano nel mare di Taranto o gli anatroccoli che attraversano le strade di Torino. Tornati alla normalità abbiamo di nuovo tolto spazio alla natura per portare avanti la nostra vita ma c’è un posto nel cuore di Roma, dove questa sembra di nuovo essere protagonista e anzi, dialoga con l’arte contemporanea: è Back to Nature a Villa Borghese.

L’itinerario
Dal 15 settembre al 13 dicembre la mostra, parzialmente a cielo aperto, coinvolgerà alcuni tra i luoghi centrali di Villa Borghese. Promosso e prodotto da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturale a cura di Costantino D’Orazio, il progetto, come si legge nel comunicato stampa, «riflette sul futuro e sulla necessità di costruire un nuovo rapporto con la natura, in questo complicato periodo di cambiamenti climatici e di pandemia». Installazioni di autori contemporanei che dialogano con la natura del parco, dando la possibilità al pubblico di godere dell’arte a cielo aperto, senza costrizioni fisiche, così da poter assistere alla mostra in diversi momenti della giornata, con luci e ombre cangianti. Gli artisti che introducono le loro opere nel verde di Villa Borghese hanno fama internazionale: Mario Merz, Andreco, Mimmo Paladino, Davide Rivalta, Benedetto Pietromarchi, Grazia Toderi, Edoardo Tresoldi e Nico Vascellari. L’itinerario attraversa tutto lo spazio del parco a cominciare dal Museo Carlo Bilotti con i lavori di Pietromarchi, elementi arborei tra cui radici di alberi diversi, continuando con la Casa del Cinema dove viene proiettato il video creato da Vascellari. Salendo verso Piazza di Siena, il Museo Pietro Canonica ospita sulla facciata le dieci bandiere di Paladino e, dall’altra parte del parco, la Loggia dei Vini le ellissi in movimento della Toderi. Nei pressi della Meridiana vi è poi l’imponente bufala in bronzo fusa con il metodo della cera persa di Rivalta, il quale si era già dedicato ai leoni della scalinata de La Galleria d’arte Moderna e Contemporanea. Ma la parte più sostanziosa dell’esposizione si trova tra la celebre Galleria Borghese e il Parco dei Daini: la scultura in ferro di Tresoldi, Etherea, ci introduce al percorso che inizia dal retro del museo di cui sopra. Addentrandosi nel parco si giunge agli alberi variopinti dell’Accademia Aracne che dialogano con la grande igloo di Merz, in cima alla quale svetta un cervo su cui è impresso un numero tratto dalla serie Fibonacci, che regola la crescita e l’evoluzione della flora terrestre. A chiudere il percorso Drops, di Andreco: sette gocce bianche in fila celebrano le forme dei giardini segreti della Galleria Borghese.

Innovazione e radici
Back to Nature fa parte di una strategia di valorizzazione dei parchi storici di Roma ed è un progetto innovativo all’interno della programmazione culturale della capitale. Il tema principale è quello della trasparenza e della luce: i visitatori infatti possono interagire con le opere passandoci attraverso e guardandole da punti di vista diversi, girandoci attorno. Pensiamo ad esempio alla scultura ispirata alle architetture barocche e neoclassiche di Tresoldi o all’igloo di Merz, nelle quali il pubblico può “entrare” o alle gocce di Andreco, osservabili a tutto tondo. I lavori sono inseriti in perfetta sintonia con la natura circostante, radicati nel terreno quasi come gli alberi che hanno attorno. La manifestazione nasce come un festival multidisciplinare e interattivo in cui prenderanno vita diverse performance musicali e di street art. Tra gli obiettivi degli organizzatori vi è infatti quello di rendere il più possibile partecipi gli spettatori: la locazione delle opere è pensata anche per incoraggiare l’interazione attraverso scatti fotografici e selfie, strategia messa ormai in atto dalla maggior parte delle attuali mostre d’arte contemporanea. In virtù di questo, partecipa alla mostra il Wing Project degli Studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma con due grandi opere dipinte, davanti alle quali il pubblico può realizzare infiniti scatti. Back to Nature si pone quindi tra la modernità del rapporto interattivo opera-spettatore e la ripresa di temi importanti quali il legame tra uomo e natura rispetto al momento storico che stiamo vivendo, in cui i cambiamenti climatici e l’attuale emergenza sanitaria fanno riflettere sulle reali priorità dell’essere umano.