La ladra di fragole di Joanne Harris

La magia, la passione, la curiosità portata dal vento, il piccolo e bigotto paesino francese sulle rive della Tannes. Tutti gli elementi che avevamo conosciuto e amato in Chocolat tornano nel nuovo romanzo di Joanne Harris La ladra di fragole.
La ladra di fragole
Il cibo fa da spirito guida attraverso le pagine di questo libro, partendo dal titolo stesso: il frutto rosso, tipico dei mesi più caldi o meglio, di quei mesi tiepidi in cui l’aria grigia invernale si ritira per lasciare spazio ai primi colori della primavera. Gli alberi fioriscono e i primi frutti più gustosi cominciano a fare capolino.
A Lansquenet – sur – Tannes però i mesi più gioiosi sembrano non voler arrivare in questo anno particolare: al contrario cade dal cielo una timida neve e Vianne Rocher sa bene cosa voglia dire. Qualcuno morirà, qualcuno verrà portato via dal vento. Lei non si sbaglia mai, il vento le parla e lo sa ascoltare meglio di chiunque altro.
Il corpo del vecchio fioraio del paese Narcisse viene infatti trovato qualche giorno dopo senza vita, ma non per questo l’anziano personaggio ha smesso di parlare: di lì a poco infatti arriva nelle mani del curato Reynaud la sua confessione insieme al testamento, dove indica chiaramente quali siano i suoi lasciti.
Il bosco e la terra annessa devono andare alla secondogenita di Vianne Rocher, la piccola Rosette: la bambina che ormai ha 16 anni, che non parla, ma si esprime tramite la sua voce ombra e dialoga con pochi, con delicatezza e furbizia.
L’equilibrio di un paese bigotto
Per quanto Vianne con la sua cioccolateria sia riuscita a smuovere gli animi freddi e rigidi degli abitanti di questo paese, certi preconcetti e timori verso lo sconosciuto sono sempre dietro l’angolo e difficili da estirpare nelle loro radici, proprio come le erbacce che padre Reynaud porta via ogni giorno dal suo orto, per poi ritrovarsele il mattino seguente.
Così la figlia di Narcisse non è affatto d’accordo che il padre abbia lasciato ad una ragazzina “che evidentemente non è normale e non lo sarà mai” una tenuta così grande: cosa può farsene una bambina così solitaria, nata da una storia d’amore (se così la si può definire) tra la madre Vianne e lo zingaro Roux, che vive sul fiume, di una terra così vasta?
Paura di ciò che non si conosce o più semplicemente di ciò che non si può controllare: la confessione di Narcisse è piena di questi timori, i quali sono allo stesso tempo giustificati da un passato familiare non proprio così roseo come se lo si possa immaginare e padre Reynaud è solamente all’inizio.
I timori di Vianne Rocher
La passione che scorre nelle vene di Vianne è sempre lì: lei comunica, lei capisce, lei comprende i gusti dei suoi clienti senza dover fare troppe domande. Basta lo sguardo fugace tra questa donna dai colori accesi con chiunque entri nel suo negozio, perché i semi di cioccolata grezza le sussurrino all’orecchio la soluzione.
Così prendono vita le tazze di cioccolata calda profumata alla cannella o al peperoncino, ma anche piccoli tartufi ripieni di morbida crema profumata al cointreau e la soffice torta al cioccolato e mandorle.
“Gli Aztechi credevano che il cacao avesse il potere di liberare desideri nascosti e di svelare il destino: re, guerrieri e nobili assumevano una bevanda a base di semi di cacao tritato insaporita con peperoncino, miele e un’infinita lista di spezie ed erbe che avevano lo scopo di esaltare la nota di piacere del cioccolato che perdurava nel palato”.
Vianne ha la sua magia, ma si sta rendendo conto del fatto che per quanto lei ormai si sia attaccata alla sua piccola quotidianità e a quel piccolo paese che tanto aveva cercato di spingerla fuori dai suoi confini, qualcosa sta scivolando via, qualcosa lo sta perdendo.
No, non qualcosa, ma qualcuno e quel qualcuno sono le sue figlie: la dolce Anouk che non gioca più con Pantoufle, ma che ora è cresciuta e vive a Parigi con un ragazzo che suscita continue perplessità e domande nel suo cuore perché non può davvero credere che la sua bambina sia volata via.
Rosette, ma con la piccola è diverso, si dice continuamente: Rosette è mia, lei ha bisogno di me, lei avrà sempre bisogno di me, perché lei è particolare.
L’insegnamento
Questa piccola verità la rende serena fin quando a Lansquenet arriva una nuova sconosciuta, che si accaparra il vecchio negozio di Narcisse: un’artista se vogliamo, che dedica la sua arte ai tatuaggi sulla pelle dei suoi clienti e che sa capire quale simbolo o quale disegno possa “vestire” il lembo di pelle della persona che varca la sua soglia.
Vianne riconosce in questa sconosciuta se stessa, ma soprattutto quel pericolo che porta il nome di Zozie de l’Alba, che sembra voler rincorrere lei e le sue figlie ovunque loro si muovano.
Un’avventura dai contorni alle volte più scuri, che però dà un insegnamento non soltanto al personaggio di Vianne, che come tutti gli esseri umani e soprattutto come tutte le mamme deve imparare che le sue figlie ad un certo momento della loro vita non le apparterranno più e dunque dovrà lasciarle andare, anche lontano, permettendo loro di scegliere la propria strada, la propria voce, il proprio vento.