YUN HYONG-KEUN. UNA RETROSPETTIVA
Yun Hyong-Keun. Una retrospettiva è la prima retrospettiva internazionale dopo la morte dell’artista coreano Yun Hyong-Keun, avvenuta nel 2007. Non è un caso che, per dare letture inedite di questo artista, si sia scelta Venezia, città dove cielo e terra spesso si incontrano, donando immagini e sfumature inaspettate a ciò che ci circonda, in un modo molto similare ad alcune opere prodotte dall’artista.
Le opere in mostra a Palazzo Fortuny, sede museale unica nella sua eclettica eccentricità, portano ad un viaggio attraverso la produzione di Yun Hyong-Keun e nella sua vita privata e di come questa abbia risentito del susseguirsi dei probabilmente più travagliati episodi della storia coreana (dal dominio giapponese, alla Guerra di Corea fino alla dittatura post-bellica). Lo stesso artista, infatti, fu molte volte incarcerato, sfiorando spesso la morte, per aver manifestato il proprio pensiero.
La retrospettiva mette in luce questa veste inedita di aperto dialogo con l’arte internazionale. La produzione artistica di Yun Hyong-Keun non è solo un esempio eccellente del movimento Dansaekhwa, ma unisce la forza e le parole di un uomo che non smette di dire e difendere quello che pensa, nonostante i tutti e il tutto che lo circondavano.
Cosa è, però, il movimento Dansaekhwa, nome che può sembrare così strano alle orecchie di un occidentale? Fu un movimento sviluppatosi attorno agli inizi degli anni Settanta in Corea da un gruppo di artisti che volevano analizzare la fisicità della pittura, così come le sue proprietà tecniche e processuali. Esso è spesso conosciuto come “Scuola del bianco” o “pittura monocroma coreana” ed è contraddistinto da una “minimalizzazione”, da una eliminazione del surplus artistico fino ad allora utilizzato; se da un lato si sposa con il contesto storico (si pensi alla difficoltà di reperire il materiale a causa della Guerra in Corea), dall’altro si avvicina sia all’astrazione sia ai processi occidentali che danno vita all’informale e all’action painting, giusto per citarne alcuni.
La struttura propria creata da Yun Hyong-Keun, e qui presentata in maniera anche slegata dalla stretta produzione del movimento, consiste principalmente nell’utilizzo di una tavolozza cromatica ristretta, basata principalmente su terra d’ombra e ultramarina, messa sulla tela grezza per pennellate di colore successive applicate prima che la pennellata precedente sia totalmente asciugata. Il pigmento penetra nella tela grazie all’uso combinato con la trementina in modo da produrre effetti similari all’inchiostro calligrafico e viene lavorato direttamente sul pavimento. Inutile non notare, in questo modo di lavorare, similitudini con artisti molto noti al grande pubblico.
È inutile non notare in quella sovrapposizione di pennellate che fuoriescono dalle stesse forme solide, in quel contaminarsi tra terra e mare, la medesima contaminazione che coinvolge Venezia, con il continuo mutarsi dei profili architettonici in base alle diverse luci e prospettive tra cielo, terra e mare.
Ecco, allora, che per comprendere a pieno il processo o almeno provarci, troviamo oltre a 55 opere, anche la ricostruzione dello studio dell’artista completa di tutto ciò che lo conteneva, comprese le riproduzioni di opere di altri artisti.
Impossibile, nella sua gestualità, non ritrovare una perfetta sintonia con le parole dell’artista stesso che sottolineano la fragilità della vita, come tutto nasca dalla terra e a questa sia destinato e come, in tale breve passaggio tra cielo e terra, potremo dire, l’importante sia cercare di lasciare un segno.
Segno che per Yun Hyong-Keun è un insieme quanto mai molteplice: il segno della storia nel suo privato, il segno dell’arte nella sua vita, il segno della sua arte nel mondo, il segno del suo gesto artistico e quello, infine, di un uomo che ha sempre difeso il proprio pensiero.
Quella di Palazzo Fortuny è, quindi, una retrospettiva di riflessione su un artista non molto noto al grande pubblico e di nuova apertura della sua arte, una seconda apertura, dopo la prima degli anni Novanta, che gli permise di essere conosciuto da realtà artistiche di spicco.
YUN HYONG-KEUN. Una retrospettiva
Fino al 24 novembre 2019 Venezia, Palazzo Fortuny
Biglietto: intero 12 euro; ridotto 10 euro.
Orario: dalle 10.00 alle 18.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Chiuso il martedì.