Esame (religioso) di coscienza
Ci sono alcune cose nella vita che hanno un significato soggettivo, che calzano addosso a ciascuno di noi in maniera completamente diversa rispetto a come potrebbe risultare addosso a qualcuno di diverso.
Poi ci sono invece quei valori, quei comportamenti che ci vengono insegnati (e non imposti, bensì insegnati) dalla società in cui viviamo, che sono fortemente oggettivi e che dunque vanno rispettati come tali.
Il rispetto dell’altrui fisicità è indubbiamente uno di quei valori che tale è fin dalla notte dei tempi e così deve rimanere, per tutti, nessuno escluso e per sempre.
Nella nuova docuserie originale Netflix “Esame di coscienza” si affronta forse una delle tematiche più violente e irrisolte di tutti i tempi, ossia le violenze sessuali perpetuate da uomini della chiesa cattolica sui giovani, addirittura alcuni solo bambini.
Tre episodi di un’ora ciascuno, che raccolgono le principali testimonianze di alcuni di questi bambini (oggi in età adulta) che raccontano di come la loro vita sia stata rovinata completamente e senza alcuna pietà (oltre che spesso senza alcun colpevole dichiarato) da individui all’interno della scuola cattolica spagnola, che svolgevano ai tempi degli abusi (fine anni ’80) il ruolo di insegnanti nelle diverse discipline.
Bambini di 8, 9, 10 anni nati e cresciuti in Spagna, da famiglie spesso cattoliche, che hanno insegnato ai loro figli il rispetto della religione e di quei soggetti che portano il verbo di Gesù Cristo tra di noi, come i preti, i vescovi, i parroci. Bambini che dunque nel momento in cui una di queste figure gli si propone come insegnante, poi come amico, come confidente, giocando in maniera lurida con l’innocenza di una giovane mente, non possono nella maniera più assoluta nemmeno immaginare a che stanno andando incontro.
La realtà e la presa di coscienza viene fuori tutta di colpo, quando ormai gli abusi sono iniziati, perché le famiglie cominciano a notare dei silenzi fin troppo prolungati da parte dei loro figli così chiacchieroni di solito, e troppa tristezza e paura nei loro occhi, quando fino a qualche giorno prima gli leggevano dentro gioia, felicità e spensieratezza.
Ma ormai il danno è stato fatto, alcuni di loro hanno taciuto per 20 anni perché intimoriti dal far riemergere una ferita, una lacerazione nella loro anima che solo un abuso e una violenza fisica possono causare e dunque la conseguente vergogna e la paura di non essere creduti perché? Perché sono bambini, perché sono piccoli, perché si può rischiare anche di pensare che i ragazzini dicano le bugie, che mentano spudoratamente (chissà poi per quale ignoto motivo) e loro sanno che nel momento in cui qualcuno della famiglia non vorrà credere alle loro parole, saranno in trappola per sempre.
In aggiunta a tutto questo, le persone che raccontano le loro terribili esperienze in questa serie TV fanno anche intendere di come quelle bestie che si sono riversate su di loro senza battito di ciglio abbiano anche avuto il coraggio di minacciarli, perché in fondo cosa ci vuole a spaventare un bambino di nemmeno 10 anni dopo avergli messo le mani addosso? Il rispetto dell’altrui fisicità, il rispetto dell’innocenza, i dettami della religione cattolica che tanto vengono incamerati in queste figure quanto spesso stonano come i pianoforte non accordati: tutto questo viene preso e messo in grande sacco e lanciato lontano, mentre tutto quello che resta è la non calcolabile e sempiterna sofferenza che rimane addosso alle vittime, che si troveranno (come i protagonisti coraggiosi di questo documentario) ad affrontare la loro vita con delle difficoltà imposte e causate loro da altri. Non meritate, non cercate (perché la vita già ci mette spesso di fronte a degli ostacoli), ma ricevute gratuitamente per colpa di uomini senza scrupolo, senza dignità, senza nessuna umanità.
Una testimonianza che indubbiamente non è semplice da ascoltare, ma che invece è oggi più che mai fondamentale venga ascoltata, interiorizzata, capita e compresa.
Rebecca Cauda