La 58ma edizione del Salone del Mobile 2019 affronta il tema del design sostenibile – Intervista al critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico
Lo scorso 10 aprile 2019 a Palazzo Marino a Milano si è svolta con successo la
mostra/convegno dal titolo “Le Frontiere dell’Arte Sostenibile. Paola Giordano,
Suggestioni Metropolitane tra Vita e Arte” a cura del critico d’arte Marco Eugenio Di
Giandomenico, organizzata dall’ARD&NT Institute (Accademia di Belle Arti di Brera e
Politecnico di Milano) e da ETHICANDO Association, promossa dal Comune di Milano e
dal Salone del Mobile 2019.
Intervistiamo il curatore Marco Eugenio Di Giandomenico, figura di spicco nel dibattito
sull’arte contemporanea.
In cosa è consistito l’evento?
L’evento ha voluto approfondire durante tutta una giornata la tematica della
sostenibilità dell’arte con un focus particolare sul design, con un prestigioso convegno
la mattina e la contestuale esposizione delle opere dell’artista Paola Giordano in Sala
Alessi e Sala degli Arazzi di Palazzo Marino a Milano. Sono intervenuti personalità
istituzionali e illustri relatori, da Roberto Favaro (Vice Direttore dell’Accademia di
Brera) a Martina Corgnati (figlia della famosa cantante Milva, docente di storia
dell’arte all’Accademia di Brera) e a Francesca Bertolotto (docente di relazioni
pubbliche all’Accademia di Brera), solo per citarne alcuni.
Il format è stato interessante, l’approccio teorico e scientifico ha trovato nella
produzione artistica della Giordano un risvolto immediato applicativo. Alle spalle della
cattedra dei relatori è stata esposta l’opera “Quo vadis”, dove l’artista si confronta con
la teoria quantistica degli universi paralleli. Si tratta di un’opera di circa 5 metri di
lunghezza e 3 di altezza, che nel 2017, nell’ambito della mostra itinerante OUR PLACE
IN SPACE, voluta dalla NASA e dall’ESA, è stata esposta esposta prima a Venezia
presso Palazzo Cavalli Franchetti, poi a Chiavenna presso l’ex Convento dei
Cappuccini, e nel 2018 a Garching, Monaco di Baviera, Germania, presso l’ESO
Supernova Planetarium & Visitor Centre.
In “Quo vadis” c’è l’uomo che naviga nello spazio infinito alla ricerca di se stesso e del
senso più profondo della sua esistenza, il suo viaggio cosmico è irto di pericoli, in
ogni istante rischia di essere risucchiato dal buco nero, che non è altro che la
negazione della sua derivazione ancestrale, è la scelta umana contra spiritum, nella
quale è tragicamente libero di imbattersi in ogni momento, è vivere la morte e
decidere di aderirvi.
Cosa si intende per arte sostenibile?
Il tema della sostenibilità si afferma nel secolo scorso con riferimento allo sviluppo
economico delle nazioni, perorando l’uso responsabile delle risorse naturali così da
lasciare alle generazioni future un pianeta vivibile, evitando che le scelte di oggi
possano in futuro compromettere la qualità della vita dei nostri nipoti e pronipoti.
Da più di vent’anni si parla anche di sostenibilità dell’arte e della cultura, non solo con
riferimento alle istanze eco-ambientali di tutto un filone di artisti contemporanei,
ovvero alle questioni relative alla tutela e alla conservazione dei beni culturali, ma
anche in termini est-etici, vale a dire se è possibile pensare a un’arte che non migliori
la società, che non dia messaggi di edificazione collettiva.
D’altronde in tempi non sospetti Dostoevskij afferma che la Bellezza salverà il mondo,
e l’arte è la via privilegiata di rivelazione della Bellezza.
Un tema affascinante, che Paola Giordano sviluppa bene con le sue opere, allorché
affronta le problematiche della metropoli contemporanea, il ruolo della donna, le
risorse rinnovabili.
Ci sarebbe da dire molto, penso che il dibattito sulla sostenibilità dell’arte
caratterizzerà l’attenzione di critici e intellettuali nei prossimi decenni.
Il suo nome, Marco Eugenio Di Giandomenico, si afferma sempre di più, anche a livello
internazionale, nel dibattito dell’arte contemporanea. Cosa pensa di ciò?
La ringrazio per questa affermazione e sinceramente non me ne curo molto. Dopo un
ottimo liceo classico, mi laureo in economia e proseguo per dieci anni con lo studio di
filosofia, teologia e storia dell’arte. L’economia c’entra molto con la sostenibilità, la
critica contemporanea non può prescindere da aspetti di rendicontazione sociale,
soprattutto a causa dell’incessante sviluppo delle nuove tecnologie.
Sin da bambino sono affascinato dall’arte, in ogni sua espressione creativa, le mie
attività di oggi nel campo della critica e dell’economia della cultura derivano da una
predisposizione naturale, quasi da una vocazione.
Decifrare le opere degli artisti è un mestiere difficile, implica sensibilità estetica,
capacità ermeneutica, tanta cultura.
Io spero di essere all’altezza, ad ogni modo svolgo il lavoro che mi piace, che mi
permette di esprimermi come uomo e come intellettuale.