100 brani di musica classica, parola di Nicola Campogrande

Sembra che l’essere umano stia piano piano ritornando alle sue origini. Insomma, tutto quello che è ritenuto “vecchio”, “passato”, “classico” sembra stia tornando prepotentemente in auge, scalzando con forza quelle che sono le nuove mode.
Per questo ritornano i vestiti vintage, per dare nuova vita a quegli abiti delle mamme o delle nonne che aggiustati possono davvero vivere un’altra volta; nella stessa maniera spuntano nuovamente in cartoleria i block notes, perché che si studi o che si lavori, segnare gli appunti su un supporto di carta sembra avere un potere fissativo nella memoria che i vari supporti digitali non hanno.
Grazie però alle sperimentazioni e al coraggio di cui solo l’Arte è vera proprietaria, anche la letteratura, la poesia, la pittura e la musica prendono nuova vita, partendo sempre dalle loro basi storiche e cercando di adattarsi agli anni 2000, calzandoli con eleganza.
Soprattutto la musica vive periodi davvero strani: esce nelle sale cinematografiche un film su Freddie Mercury, una leggenda vivente, un Dio della musica e questo scatena orde di gente di tutte le età nei cinema: il papà che li ha visti dal vivo che magari porta il figlio nemmeno ventenne, che a sua volta ne parla con il gruppo di amici, se ne parla a scuola e in fretta una parte della musica degli anni ’70 rivive nelle orecchie di tutti quanti.
Basandosi sullo stesso principio il compositore e giornalista torinese Nicola Campogrande ha pubblicato il suo saggio dal titolo “100 brani di musica classica da ascoltare una volta nella vita” (Bur Rizzoli).
Questo perché la musica definibile come classica ha attraversato e attraversa tuttora un periodo di poca presa sulle nuove generazioni, mentre continua ad attrarre le fasce più adulte, con il suo fascino immortale di musica saggia.
Nonostante Nicola sia prevalentemente un compositore di musica sinfonica e cameristica, lui per primo ha sperimentato delle nuove forme nelle sue composizioni, facendo coesistere la grande tradizione classica e il jazz, le canzoni, osando anche tramite esplorazioni elettroniche.
Nonostante la prima idea che ci si possa fare su questo libro, non si tratta di un banale manuale né tanto meno di una playlist: presenta effettivamente una scelta di brani e composizioni classiche che in un qualche modo potrebbero richiamare Spotify, ma non sono selezioni “definitive”, anzi al contrario lasciano libera interpretazione a chi legge (e poi a chi ascolterà) di scoprire e quindi poi di combinare i vari ascolti come meglio preferisce.
Dunque si parte da qui, da Johann Sebastian Bach e da Amadeus Mozart, da Fryderyk Chopin a Leonard Bernstein. Si passa dalla Nona di Beethoven, arrivando improvvisando ai giorni nostri, dove compositori giovani sperimentano nuovi format musicali, incredibilmente efficaci come hanno dimostrato di sapere fare il cinese Tan Dun o il finlandese Jaakko Mäntyjärvi. Soprattutto questi ultimi possono rivelarsi delle vere e proprie sorprese uditive, soprattutto per quelle persone che potrebbero trovare banale la presenza dei notturni di Chopin in un manuale come questo.
Va da sé che la musica classica nasce per farsi carico di un bagaglio emotivo che appartiene a tutti noi, il quale raggiunge il massimo della sua espressione artistica nel momento in cui viene eseguita dal vivo e ascoltata comodamente seduti sulle poltrone rosse di un Auditorium. Questo non solo per una questione di acustica, ma per quello che uno spettacolo come il precedente può davvero suscitare all’uditore, che alla fine dell’esecuzione è riuscito davvero ad abbandonarsi alla musica. Come suggerisce lo stesso autore, il medesimo concetto vale anche al contrario: una composizione musicale non esiste se non c’è qualcuno che la ascolta, che la interiorizza davvero. Il pubblico è dunque sempre stato parte integrante di qualsiasi esecuzione musicale, considerata nei tempi un privilegio e ad oggi accessibile a tutti, ma spesso schienata per motivi incomprensibili.
Questo manuale si propone anche come modello curativo, perché la musica classica riesce anche ad assorbire quei malanni psicologici, quei nervosismi che impregnano la nostra vita quotidiana tutti i giorni, che non sembrano avere una soluzione specifica. Ogni persona trova quell’azione, quella distrazione, quella maniera per distrarsi dalle rogne e spesso infilarsi le cuffie e ascoltare, solamente quello, può aiutare a rilassare la mente e il corpo.
In questo libro ogni traccia viene presentate tramite due pagine semplici, senza dilungarsi in maniera eccessiva nelle descrizioni puntigliose delle note e dei toni, ma proponendosi come inizio di un’avventura musicale che si modella sul gusto personale delle soggetti, che siano o meno esperti di musica classica.
Rebecca Cauda